martedì 9 novembre 2004

INTERVISTA PATTY PRAVO

«Farò un film negli Stati Uniti, come attrice e come regista. E poi due dvd: uno dedicato alla canzone napoletana, che considero la vera musica italiana, quella delle origini, e uno ai miei classici. Oltre ovviamente al dvd che registro a Gorizia, per immortalare lo spettacolo che ho portato in tour quest’estate...».
Patty Pravo, che domani sera alle 20.45 canta al Teatro Verdi di Gorizia, ultima tappa del «Nic Unic Tour», vive un momento di grande soddisfazione professionale. «Sì, sento di avere un buon rapporto con il pubblico. Tanto che ho deciso di rinviare il momento in cui mi dedicherò completamente ad altre cose. Che ne so, magari andare a dirigere un’orchestra. Ora che finisco il tour devo partire per la promozione dell’ultimo disco all’estero: Francia, Spagna, Germania, Sudamerica... E poi la Cina, i cinesi sono fantastici, mi hanno adottata, con loro si è stabilito un feeling davvero particolare...».
«Nic Unic» è stato considerato un disco difficile.
«Perchè ho voluto fermamente lavorare con i giovani, che non è una cosa facile. Non hanno il senso della melodia e dell’armonia. E invece io trovo che la canzone vada rivalutata. A volte una canzonetta ti fa star bene, ti regala tre minuti di serenità, di tranquillità. Magari ti fa anche sorridere. Il che non guasta».
I giovani, invece...?
«Bisogna distinguere. La generazione dei trentenni è da accoppare. Non hanno curiosità, rifiutano di studiare, sono molto oscuri. Chissà, forse perchè sono figli di genitori sessantottini... I ventenni invece mi piacciono di più: studiano, sono promettenti, interessanti, mi danno maggior sicurezza».
Lei non ha avuto figli...
«L’ho deciso da ragazza, quando ho cominciato questo lavoro. Mi sembrava non fosse compatibile con l’allevare dei figli. Poi, chiaro, quando arrivi a una certa età, ci ripensi, magari ti mancano. Ma il mondo è pieno di bambini che non hanno una famiglia e che avrebbero bisogno di aiuto».
Insomma, forse adotta un cinesino...?
«No, due. Devono essere due, perchè hanno bisogno di giocare... Battute a parte, è un problema serio. Ricordate il caso di Dalila Di Lazzaro? Aveva cresciuto e perso il figlio in un incidente. E le è stato negato il diritto all’adozione».
Una sua frase sulle adozioni dei gay, un paio di mesi fa, ha scatenato una polemica...
«Io sono convinta che tutti possono fare quel che vogliono ed essere quel che sono. Ma sulle adozioni sono dura: penso che un figlio abbia bisogno di un padre e di una madre, con ruoli ben definiti. Solo che nell’intervista in questione domande e risposte erano state troppo schematizzate. È uscito un ”mi dà fastidio quando i gay rompono le palle con le adozioni”. E alcuni si sono sentiti feriti...».
Come ha rimediato?
«Con una lettera sul mio sito. In cui spiego come sono andate le cose e ribadisco che per me le persone sono tutte uguali. Non sono le scelte sessuali a indicare le qualità e l’intelligenza di una persona. E poi io sono un frocio, ma in senso culturale...».
Visto che siamo in argomento: in quell’intervista ha anche smentito la sua presunta bisessualità.
«Io ho sempre avuto amori maschili, mai femminili. L’amicizia fra donne l’ho scoperta da poco. Ho sempre vissuto con gli uomini, ho avuto quattro mariti. Insomma, la mia ambiguità sessuale è una leggenda».
Si sente l’ultima diva della canzone?
«Non solo della canzone... La verità è che, rispetto al mondo in cui sono cresciuta, mi sento un po’ sola. Molti miei amici sono morti: dal pittore Mario Schifano a Lucio Battisti... Non è facile trovare persone della tua stessa razza...».
Fra i suoi colleghi che hanno cominciato attorno al ’66 del suo debutto con «Ragazzo triste»?
«Beh, stimo molto Morandi, con Dalla ci conosciamo da che eravamo bambini, mi piace Battiato quando fa cose divertenti. Ma troppi altri pensano solo ai soldi: i soldi servono, sono importanti, ma non si può fare tutto in ragione del tornaconto economico. E non basta fare i cantanti per essere davvero artisti...».
Come affronta il passare degli anni?
«Con curiosità. E allegria. Non bisogna annoiarsi mai. Spero di diventare vecchia con una testa buona, di non smarrire mai la mia grande libertà. E la morte non mi incute paura: la vedo come un passaggio, fa parte della vita».
«Una volta da bambina - conclude l’icona del beat italiano - mi hanno chiesto ”quanti anni hai?”, e io ho risposto: ”sono millenaria”...».


 

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