giovedì 4 novembre 2004

IPOD

Si chiama iPod. È una scatoletta rettangolare, poco più grande di un pacchetto di sigarette. Può contenere, a seconda delle versioni, cinquemila o diecimila canzoni. Il suo avvento (ne sono già stati venduti sei milioni soprattutto negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo) rappresenta una rivoluzione nel settore della fruizione musicale. Una rivoluzione che fa impallidire quelle incarnate quarant’anni fa dal mangiadischi, trent’anni fa dal walkman, vent’anni fa dal lettore cd portatile...
Già, il cd. Quando il dischetto argenteo soppiantò il vecchio disco di vinile ma anche la cassetta - più o meno all’inizio degli anni Ottanta - sembrava avesse tutte le carte in regola per diventare il supporto del nuovo millennio. Ma i tempi delle moderne tecnologie sono molto più veloci, quasi frenetici, di quelli a cui eravamo abituati nel vecchio Novecento. Ed ecco allora che non si fa in tempo a familiarizzare con una novità, che subito viene spedita in soffitta da quella successiva.
Ma vediamo di capire di che cosa stiamo parlando. Tutto nasce con la musica online, libera e senza regole per definizione. Uno si collega a Internet e grazie a dei software mette il proprio computer in comunicazione con altri computer. Ognuno dei partecipanti a queste reti (le cosiddette P2P) mette a disposizione degli altri un certo numero di brani da scambiare.
Per scaricare un brano, disponendo di una linea veloce, basta meno di un minuto. Lo fanno decine e decine di milioni di persone in tutto il mondo. Ma è illegale, perchè viola le leggi sul diritto d’autore. In questo modo nessuno paga niente a nessuno: case discografiche, autori, editori, esecutori... Una situazione che è alla base della profonda crisi dell’industria discografica.
Ecco allora che le case discografiche e gli stessi artisti sono corsi ai ripari. Nell’ultimo anno e mezzo sono nati numerosi negozi musicali online, collegandosi ai quali si può scaricare legalmente, pagando delle cifre ridotte rispetto all’acquisto di un disco vero e proprio, singoli brani o interi album. L’ultimo arrivato in Italia è l’iTunes Music Store: offre un milione di brani negli Stati Uniti e settecentomila in Europa, al prezzo fisso di 0,99 euro (o dollari, oltreoceano) per brano.
E siamo all’iPod, che sta alla musica online come il vecchio (si fa per dire...) lettore cd portatile sta al compact-disc. È un lettore di mp3, sigla che sta per Mpeg1-Layer3, e che indica il formato audio digitale più diffuso in rete: molto compresso, riesce a ottenere una qualità paragonabile a quella dei cd-audio, occupando circa un mega byte per minuto.
L’iPod è prodotto dalla Apple. Alla fine del 2001, la multinazionale di Steve Jobs lancia la prima generazione di iPod, un lettore mp3 (formato audio molto vicino alla qualità sonora di un cd) la cui memoria di cinque o dieci gigabyte può archiviare inizialmente fino a duemila brani musicali. Da allora si sono succedute varie versioni, sempre più sottili, con una capacità di memoria superiore: fino a quaranta gigabyte per ben diecimila brani.
Piccolo e leggero, l'iPod permette l’ascolto senza rischio di sussulti o scossoni che interrompono il brano, come avveniva nel lettore cd portatile. L’uso è semplice: grazie a una ghiera sensibile al tocco, la navigazione nella lista di canzoni sullo schermo (i titoli vengono classificati per album o artista) è veloce e precisa e si effettua con un tocco.
Per quanto riguarda l’estetica, la Apple ha puntato sul colore bianco argentato, sulla superficie liscia al tatto, sulle cuffiette bianche: elementi che ne hanno fatto, soprattutto negli Stati Uniti, ma ormai anche nella vecchia Europa, un vero e proprio oggetto di culto. «Newsweek» è uscito con in copertina l’immagine del lettore e la frase: «iPod, therefore I am» (iPod, dunque sono). E secondo il «New York Times», alcune settimane fa, gli americani non si dividevano fra Bush e Kerry, ma fra chi ha già l’iPod e chi ancora lo desidera...
Ma la torta è troppo succulenta per non attirare nuovi commensali. E la Apple, per rispondere all’attacco della Sony, che ha lanciato a sua volta sul mercato dei lettori mp3, adesso punta sugli U2. La band irlandese, protagonista delle pubblicità televisive americane dell'iPod con «Vertigo» e in testa alle classifiche dei singoli scaricati da iTunes, ha infatti permesso alla Apple di mettere in vendita online l'ultimo album, intitolato «How to dismantle an atomic bomb», in uscita il 19 di novembre.
Anzi, Bono e compagni hanno fatto di più. Firmando un accordo - presentato alla stampa la settimana scorsa in California - che permetterà alla multinazionale di Steve Jobs di mettere in commercio (a un prezzo maggiorato di trenta dollari) un nuovo iPod, già ribattezzato Black iPod, con il logo della band e con memorizzato all’origine proprio il nuovo disco degli U2, oltre a una selezione dei brani più noti cantati in venticinque anni di carriera dalla band irlandese. Che dovrebbe inoltre garantire alla Apple l'esclusiva, a tempo determinato, per vendere la loro musica su iTunes.
Insomma, la strada sembra ormai indicata. È una strada che non può fare a meno della musica online, ma a pagamento. Potrebbe essere la chiave per risolvere tre problemi in una botta sola: battere la piaga della pirateria, sconfiggere la crisi dell’industria discografica, risolvere il problema del caro-cd. Perchè se scaricare un brano costa 0,99 euro, un intero album viene a costare fra i sei e gli otto euro e mezzo.
Provare per credere. Gli utenti italiani, collegandosi al sito www.apple.it, possono già ora scaricare brani di Gianni Morandi e Andrea Bocelli, Laura Pausini e Zucchero, Anastacia e Black Eyed Peas, Duran Duran e Bob Marley, Prodigy e George Michael... Insomma, il futuro - in questo caso della musica - è già cominciato.

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