domenica 30 marzo 2008

MASSIMO RANIERI


Dai vicoli della Napoli povera degli anni Cinquanta al teatro con Strehler, dal successo agguantato giovanissimo alla voglia di reinventarsi continuamente. Con le esperienze cinematografiche, nelle fiction televisive, con le regie liriche. Senza mai dimenticare il primo amore: la canzone.

Tutto questo è Massimo Ranieri, che torna giovedì sera a Trieste per un concerto al Politeama Rossetti. Sono passati due anni dalla regia lirica della «Traviata» al Verdi. In quell’occasione, fra prove e debutto, rimase quasi un mese in città, conoscendola finalmente meglio che negli anni precedenti, quando arrivava per un concerto o uno spettacolo (da «Barnum il re del circo» a «Varietà», fino a «Hollywood ritratto di un divo») e subito doveva scappare via. Ma l’emozione di tornare in quello che chiama «il mio teatro», ricordando le tante volte che vi si è esibito nel corso dei decenni, è ancora grande e genuina. E aumenta («Davvero? Non lo sapevo...») quando gli ricordiamo che la via dove si affaccia il Rossetti da qualche anno è intitolata a Giorgio Strehler.

«Trieste - racconta Massimo Ranieri - l’ho amata dalla prima volta che vi ho messo piede, tanti anni fa. Come molte città di mare mi ha sempre dato l’impressione di un porto spalancato sul mondo, pronto ad accogliere genti che arrivano da chissà dove. Culture, lingue, religioni, razze, usanze, costumi diversi...».

E in più c’è Strehler.

«Il maestro, io l’ho sempre chiamato così, era fiero di essere triestino. Diceva sempre che esistono due sole grandi lingue: il veneto, di cui il triestino è parente stretto, e il napoletano. Gli altri sono soltanto dialetti. Con Strehler ho lavorato la prima volta nel 1980, per ”L'anima buona di Sezuan”. Poi nel ’94 abbiamo fatto assieme anche ”L'isola degli schiavi”. Lui mi ha insegnato davvero tutto: la disciplina, il rigore, l’amore e l’abnegazione per questo mestiere...».

Un mestiere nato nei vicoli napoletani...

«Sì, ho cominciato a cantare che avevo otto anni. A tredici era già un modo per tirare a campare, come fanno tanti ragazzini a Napoli. I miei genitori avevano vissuto in tempi di guerra, avevano fatto la fame. Per loro vedere un figlio che si guadagnava da vivere cantando all’inizio sembrava una cosa quasi impossibile, poi pian piano è diventata una grande soddisfazione».

Il primo incontro importante?

«Enrico Polito, il mio primo produttore, quello che mi portò prima a Roma e poi a Milano. Era il ’66, avevo quindici anni. Alla Cgd i discografici decisero che dovevo cambiare nome: Giovanni Calone faceva troppo vicoli napoletani, troppa miseria. Second</CP></CF>o loro meglio Brunello. Sì, fu questa la loro prima proposta. A me non piaceva per niente. Con Polito riuscimmo a convincerli: meglio Massimo Ranieri. A Napoli in quegli anni nessuno si chiamava Massimo, e Ranieri richiamava il principe di Monaco, faceva tanto nobiltà...».

Il successo fu immediato. La sorprese?

«Sorpreso? Rimasi folgorato. Fu un successo incredibile, per un ragazzo costretto a crescere in fretta, autodidatta in tutto. Dalla fame al lusso. Ma fra il ’69 e il ’75 avevo fatto tutto. Canzone e cinema. Ero senza più stimoli. E i tempi stavano cambiando. Incontrai Patroni Griffi che mi propose di fare teatro. Fu un nuovo inizio, i primi tempi furono duri. Ero considerato il cantante, il divo...».

Dunque le persone per lei importanti sono diverse...

«Dopo Enrico Polito, sono stato sicuramente influenzato dalla forza di grandi personaggi come Patroni Griffi e Bolognini, che mi ha fatto fare ”Metello”. E ovviamente Strehler, il maestro...».

Si ritorna sempre a Strehler. La voglia di rimettersi sempre in gioco, forse, lo scugnizzo napoletano l’ha imparata dal grande uomo di teatro nato a Barcola. Forse anche la nuova passione per le regie liriche, che chiama «il mio nuovo, meraviglioso giocattolo».

«Cinque anni fa - prosegue Ranieri, che il 3 maggio compie cinquantasette anni - mi offrirono di fare ”Cavalleria rusticana” e ”Pagliacci” a Macerata. E mi ci sono buttato. Ho deciso di ricominciare, un’altra volta. Della ”Traviata” a Trieste ho un ricordo bellissimo. Ora ho una proposta per fare ”Giulietta e Romeo” quest’estate all’Arena di Verona, mentre è già sicuro che a ottobre debutto a Teramo con ”La Cenerentola” di Rossini...».

Ranieri, non abbiamo ancora parlato dello spettacolo che porta a Trieste...

«S’intitola ”Canto perchè non so nuotare... da quarant’anni”. Che poi è lo stesso titolo del mio ultimo album e del dvd che è uscito assieme al disco. È un omaggio al mondo femminile: sul palco mi accompagnano un’orchestra e un corpo di ballo di sole donne. L’unico maschietto è Lele D’Angelo, un piccolo acrobata di undici anni - fra l’altro campione di tip tap - che cammina sulla palla assieme a me. Nello spettacolo è lui che rappresenta il futuro...».

Non solo canzoni, dunque...

«Parole e canzoni, per raccontare la mia storia a chi ha ancora voglia di ascoltarla. Il canovaccio è comunque una carrellata di successi, un raccontarsi fra passato e presente. E un omaggio ai grandi cantautori: Bindi, Tenco, Paolo, Endrigo, Battisti... Gli autori delle canzoni che cantavo da bambino nei ristoranti napoletani».

Ristoranti nei quali la mozzarella era sacra...

«Non me ne parli. Questa storia della mozzarella, dopo quella dei rifiuti per le strade, sta dando una mazzata tremenda al tessuto sociale ed economico della città. Una zona come la nostra deve vivere di turismo, di immagine, e che figura ci facciamo con quello che sta succedendo negli ultimi mesi...?».

Responsabilità?

«Di tante persone, non solo di Bassolino o della Jervolino. Certo, la situazione è sfuggita loro di mano. E le responsabilità politiche non possono essere negate. Ma il problema riguarda tutti, Napoli non è avulsa dall’Italia. Oggi hanno fatto il giro del mondo le foto della monnezza nelle strade, ieri quelle dei politici in manette ai tempi di Tangentopoli. Il pesce puzza dalla capa, come diciamo dalle nostre parti...».

Ranieri, ci lasci con una parola di speranza...

«Per quanto riguarda Napoli, dove torno spesso, mi sembra che la situazione stia migliorando. La città deve comunque rimboccarsi le maniche. Per quanto riguarda le mie cose, oltre a questo tour e alle regie liriche, sto preparando un nuovo disco di canzoni napoletane. Esce a gennaio prossimo...».

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