domenica 30 marzo 2008

VASCO «E adesso che sono arrivato fin qui grazie ai miei sogni, che cosa me ne faccio della realtà. Adesso che non ho più le mie illusioni, che cosa me ne frega della verità...». Vasco Rossi canta (il brano è «E adesso che tocca a me», dall’album appena uscito per la Emi «Il mondo che vorrei») e almeno un paio di generazioni ritrovano l’interprete delle loro speranze che non ci sono più, delle loro delusioni e disillusioni ricorrenti, a volte delle loro frustrazioni in attesa dietro l’angolo. Il rocker di Zocca lo dice e lo canta in tutte le salse: «Questo mondo non mi piace, la realtà che vedo mi fa schifo...». Qualche milione di persone, giovani e meno giovani, la pensano come lui. In Italia e nel mondo. Per tanti e tanti motivi che sono sotto gli occhi di tutti quelli che hanno ancora voglia di vederli. Undici canzoni nuove più quella «Basta poco» già nota, uscita l’anno scorso. Qualcuno ha già detto che con questo disco Vasco rinnega la sua «Vita spericolata» che nell’83 era una canzone ma anche un manifesto programmatico. Addirittura che anche lui, come Tricarico, oggi sogna soltanto «Una vita tranquilla». La verità - forse - è che oggi il rocker di Zocca è un uomo di cinquantasei anni, troppo onesto con se stesso prim’ancora che con gli altri per nascondere dubbi, delusioni, stanchezze assolutamente umane. E le parole delle sue canzoni, siano esse sgroppate rock o sognanti ballad, dicono delle nostre vite e dei nostri malesseri più dei discorsi di quest’ennesima campagna elettorale. Con stile minimalista ma sempre efficace.

Si parte con il brano che dà il titolo all’album. «Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei, ed è sempre quello che non si farebbe che farei, ed è proprio quando arrivo lì che ritornerei...». Autoritratto dell’uomo, prim’ancora che della rockstar, come si diceva prima.

Il primo affondo rock arriva con «Gioca con me», omaggio alla femminilità con Slash (Guns'n'Roses) alla chitarra: «Come riempi bene quei jeans, cammini come una dei film, coi tacchi quasi galleggi...». Ancora il (complicato) rapporto con le donne in «Non vivo senza te» («Vuoi che lo canti in una splendida canzone, così la sentirai da milioni di persone...»).

Le ballate migliori sono «Vieni qui» («Non potrai mai trovare un altro come me...») e la citata «E adesso che tocca a me», malata di insoddisfazione e conflitto con la realtà. «Non sopporto» è una lancia in resta contro tutte le ipocrisie. «Dimmelo te» è un sarcastico atto d’accusa contro chi è pieno di certezze. «Colpa del whisky» è un’ironica sfilza di «mi piaci tu». E fra le righe torna sempre il sogno, come antidoto a una realtà indigesta.

L'album, prodotto da Vasco Rossi e da Guido Elmi, tranne due canzoni prodotte da Celso Valli, è stato pensato in Italia e realizzato tra Bologna e Los Angeles. Due anni di lavoro. Tutti i testi sono firmati da Vasco, che per le musiche si è avvalso della collaborazione dei soliti compagni d’avventura Tullio Ferro, Gaetano Curreri e Guido Elmi. Oltre a Slash, gli ospiti sono del calibro di Vinnie Colaiuta, Lee Sklar, Michael Landau... Per una produzione di livello internazionale.

«Io penso poco al futuro - confessa il Blasco in un’intervista a ”Sorrisi e Canzoni” in edicola oggi - , credevo di morire a 35 anni e oggi ho l'età di mio padre quand'è morto. Non ho una fede, ma invidio quelli che ce l'hanno. Non importa che Dio esista oppure no: intanto loro stanno meglio perchè credono che esista...».


REM La velocità i Rem ce l’hanno già incisa nel nome che si sono scelti, nel 1980, nella loro Athens, Georgia. In quell’acronimo che sta a indicare i Rapid Eyes Movement, ovvero la fase del sonno caratterizzata da un’intensa attività onirica. Arrivati al quattordicesimo album, Michael Stipe e compagni hanno capito che è tempo di «accelerare» ma anche di recuperare alcune cose del loro glorioso passato.

«Accelerate» (Warner) suona infatti come un ritorno alle origini, alle sonorità di un tempo e alle stesse antiche ispirazioni oniriche. I Rem riscoprono l'essenza rabbiosa del rock, ma come una sorta di rifugio alle disillusioni del sogno americano. E l'essenza del disco sta tutta nel titolo, che richiama un’urgenza dove tutto è veloce, rapido, ridotto all'essenziale negli undici brani.

In poco più di mezz’ora di musica (per l’esattezza trentaquattro minuti), i riff aggressivi, le chiusure brusche e gli arrangiamenti talvolta spigolosi lasciano il fiato corto già dal primo ascolto. I brani comunicano energia ma anche rabbia: nelle interviste i tre hanno spiegato che «da cittadini americani è difficile non essere arrabbiati per quel che ha fatto il nostro governo negli ultimi otto anni».

«Until the day is done», uno dei pezzi più impegnati dell'album, è più lo sfogo di un sognatore deluso che un inno alla rivolta. Più pessimismo della ragione che ottimismo della volontà, insomma. Non a caso l'album si chiude simbolicamente con la graffiante «I’m gonna dj», che rievoca le aspirazioni dei ribelli di Seattle contro il Wto.

Ancora velocità negli assolo di chitarra di «Living well's the best revenge», le manie dell'uomo moderno nel primo singolo «Supernormal superserious», giusto una parentesi melodica in «Mansized wreath» e nel pianoforte e chitarra acustica di «Hollow man», persino echi folk in «Until the day is done». Buon disco, anche se siamo lontani dai capolavori di tanti anni fa.

I Rem saranno in tour in Italia quest’estate, con tappa il 24 luglio a Villa Manin.


MICHAEL JACKSON Sono passati venticinque anni dalla pubblicazione di «Thriller», l’album più venduto di tutti i tempi con i suoi 104 milioni di copie. Per festeggiare l’anniversario il disco viene ripubblicato in edizione speciale: un cd con tutti i brani dell’83 rimixati (con la collaborazione di Kanye West, Fergie, Will.I.Am, Akon...), alcune bonus track e un dvd con i video di «Thriller», «Beat it» e «Billie Jean» (quest’ultimo anche in un’esibizione live dell’83). Il disco anticipa il nuovo lavoro di Jackson, da tempo sottotono, che dovrebbe essere il seguito di «Invincible» del 2001, e quella che sembra l’ormai certa reunion dei Jackson Five in un tour celebrativo.


NINA SIMONE Il 21 aprile saranno cinque anni che la grande Nina Simone ci ha lasciati, a settant’anni. Questo doppio album antologico raccoglie rarità e inediti del periodo fra il ’67 e il ’73, il cosiddetto periodo Rca. In apertura c’è subito una chicca: «Così ti amo», versione italiana di «To love somebody». Ma i due cd sono zeppi di classici e versioni inedite, in studio e dal vivo. Davvero una bella raccolta, per ricordare come merita l’amica e alleata di Malcolm X e Martin Luther King nella battaglia per i diritti civili negli States degli anni Sessanta. Originaria del North Carolina, vero nome Eunice Waymon, lasciò gli Usa proprio alla fine degli anni Sessanta, vivendo poi a Barbados, in Liberia, Egitto, Turchia, Olanda, Svizzera...





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