mercoledì 11 febbraio 2015

SANREMO 2015, prima serata

Per il suo primo - e speriamo ultimo - Sanremo, Carlo Conti voleva quel poco che resta dei Pink Floyd. Si è dovuto accontentare della reunion di seconda mano (quella vera se la son ”magnata” gli oligarchi russi) di Al Bano e Romina. Tornati a cantare la loro “Felicità” sullo stesso palco in cui la proposero, giovani e belli, all’Italia del lontano 1982. Arrivarono secondi, dietro alle “Storie di tutti i giorni” di Riccardo Fogli, nell’edizione in cui Vasco Rossi arrivò ultimo con “Vado al massimo” (l’anno dopo, penultimo con “Vita spericolata”: dunque pronto per i trionfi). Nostalgia canaglia, verrebbe da dire, giusto per restare in tema. Sì, perchè qui invece di andare avanti sembra di fare il passo del gambero. Dopo l’ironia e i birignao “de sinistra” di Fabio Fazio, cui va riconosciuto almeno il merito di aver proposto sempre festival contemporanei, in sintonia con i tempi che viviamo, la scelta di questo “Pippo Baudo 2.0” - da quanto si è visto ieri sera - puzza di quella tradizione che fa rima con restaurazione e se volete anche normalizzazione. Un festivalone formato famiglia, senza eccessi e senza polemiche, in linea con lo stile da dj di provincia (toscana, che di questi tempi va di moda...) dei programmi che lo hanno eletto campione abbronzato dell’Auditel di Raiuno: da “I migliori anni” a “Tale e quale show”, senza dimenticare i fondamentali “L’eredità” e “Miss Italia”. Proposte musicali in linea con questi imprinting nazionalpopolari: una macedonia tuttifrutti da discount alimentare, con rari picchi di gusto e tante scelte senza senso né personalità. La ricetta? Più o meno quella di sempre, con tendenza al ribasso. Alcuni soliti noti, magari di ritorno (Nek, Grignani, Masini, Raf), perchè a Sanremo c’è sempre qualcuno che ritorna, il problema è capire dove cavolo era negli anni in cui non ne avevamo sentito la mancanza. Poi una pattuglia di ragazzotte e ragazzotti “da talent” (Chiara, Lorenzo Fragola), possibilmente della scuderia di Maria De Filippi (Dear Jack, Annalisa), che anni fa aveva lanciato una sorta di opa sul festival. Infine una spruzzata di personaggi televisivi (Platinette, Soliti idioti), ex rapper convertiti sulla via della melodia (Nesli, Moreno), illustri sconosciuti (Lara Fabian, Bianca Atzei) arrivati nella città dei fiori non si sa grazie a quale santo in paradiso. Anzi, in certi casi lo si sa benissimo, ma è sempre meglio soprassedere. Ieri sera, primo corposo assaggio dell’indigeribile sbobba. Unico tocco di autentica classe, Malika Ayane. Riascoltabile Alex Britti. In resto è noia. Stasera, seconda razione di sbobba, ma almeno ci sono anche i primi quattro degli otto giovani di quest’anno. Ci sarà anche il quarantenne comico triestino di origine sarde Angelo Pintus, quello lanciato in tv da “Colorado” e rilanciato a teatro da “50 sfumature di Pintus”. Umorismo tradizional-giovanilista. E innocuo.Dunque perfetto per questo Sanremo.

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