L’altra sera era a Milano, alla maratona musicale per l’Asia (in diretta tivù). Domani arriva finalmente al PalaTrieste, a concludere questo tour invernale che - già si sa - avrà un’appendice estiva. Elisa aveva previsto di far partire proprio da Trieste, il primo febbraio scorso, questo suo «Pearl Days Tour». Ci si mise di mezzo un’influenza di stagione, le prime date sono state riprogrammate, e per fortuna quella nel capoluogo giuliano è stata recuperata in coda. Nella città a due passi dalla sua Monfalcone si doveva dunque aprire e invece si conclude la tournèe, che peraltro ha già fatto tappa in regione, a Pordenone.
A Trieste Elisa manca dal dicembre del 2003, Politeama Rossetti, tour dell’album «Lotus». «Quel disco e il nuovo ”Pearl days” - dice la ventisettenne popstar - sono due facce della mia personalità, della mia musica. Ho voluto tenerle separate, ognuna in un disco, ma le ritengo complementari. Le canzoni sono più o meno dello stesso periodo, ma tenerle separate mi ha permesso di approfondire i due aspetti. Penso sia stata una scelta giusta, che rifarei».
«Perchè ”giorni di perla”? Perchè forse sto vivendo i giorni migliori. Alla mia età si è un po’ più consapevoli, si tende a costruire qualcosa per la propria vita. Vedo i miei coetanei: chi si laurea, chi trova un lavoro, chi forma una famiglia, chi rincorre i propri sogni... E il disco è un piccolo messaggio di felicità. In cui dico che dopo aver passato il disincanto della fine dell’adolescenza, ed entrando nell’età adulta, dopo un primo momento di paura e disorientamento ci si può ritrovare e riuscire persino a essere un po’ felici...».
Per realizzarlo, Elisa è tornata in quella California dove era stata spedita nel ’95 da Caterina Caselli a partorire il primo album, «Pipes and flowers». «La prima volta che sono andata in California - ricorda l’artista - avevo diciotto anni, vi sono rimasta tre mesi, era la prima volta che vivevo da sola fuori di casa. Aggiungiamo che ero lì per registrare il mio primo disco e possiamo comprendere facilmente il mio entusiasmo di allora. Potei contare sul grande aiuto di Corrado Rustici. Tutto mi sembrava speciale, magico, un sogno che si realizzava...».
«Stavolta mi sono affidata a Glen Ballard. L’ho conosciuto due anni fa, mentre ero in vacanza a San Francisco. Gli avevo mandato i miei dischi per farglieli ascoltare, sperando accettasse di lavorare con me. Quando fece sapere che era disponibile, ho guidato da sola da San Francisco a Los Angeles per andarlo a conoscere. In due giorni abbiamo scritto assieme ”Written in your eyes”, che poi l’anno scorso, quando ci siamo ritrovati in sala d’incisione, abbiamo deciso di inserire nel disco...».
«La California - conclude Elisa - è la mia isola felice: trovo che abbia delle similitudini con il Friuli Venezia Giulia. E poi San Francisco, tutta salite e discese, somiglia un po’ a Trieste. Mentre Berkeley ha il porto ed è grande più o meno come Monfalcone...».
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