Sarà ovviamente un caso. Ma l’anno scorso ha vinto Marco Masini, da sempre uno dei pochi cantanti a non aver mai nascosto le proprie simpatie per la destra. E quest’anno, chi sarà mai il favoritissimo della 55.a edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo, che fra l’altro comincia domani? Ma ovviamente Gigi D’Alessio, napoletano trasferito a Roma per evitare «pericolose contiguità», nonchè altro buon amico di Alleanza Nazionale e soprattutto del governatore laziale in cerca di riconferma Francesco Storace.
Un caso, certo. Ma solo per chi ancora dubita dell’esistenza di un robusto cordone ombelicale fra Sanremo (cioè la Rai) e quadro politico nazionale. E come cinque anni fa, ai tempi dei governi dell’Ulivo, il Festival era affidato a Fabio Fazio che ospitava Gorbaciov ma anche Jovanotti con i suoi rap «de noantri» (ricordate? «D’Alema, cancella il debito...»), oggi tutta la macchina viene accortamente manovrata da tale Gianmarco Mazzi, condirettore artistico con delega musicale, definito vicino ad An nonchè amicone di Ignazio La Russa.
Detto questo, si comprendono facilmente alcune scelte, tutte dettate dalla necessità della destra oggi di governo di smentire quel luogo comune che vuole il mondo della canzone - e dunque anche la sua massima vetrina nazionale - da sempre egemonizzati dalla sinistra. Ecco allora il ruolo strategico affidato anche quest’anno a Mogol, ecco la vittoria di Masini (che torna l’anno dopo sul luogo della vittoria: un caso quasi unico...) e quella annunciata di D’Alessio, ecco la riscoperta di Marcella (già candidata senza fortuna di An alle ultime europee) e di un altro destro storico come Umberto Tozzi. Per non parlare poi dell’inopinato collante rappresentato dall’Inno di Mameli, pur in chiave rock, che delizierà i telespettatori in apertura di ogni serata...
Casualità. Forse. Comunque si può partire. Non manca nulla. C’è il vincitore annunciato. C’è il superospite che torna a Sanremo dopo oltre vent’anni. C’è il mattatore tivù che si confronta per la prima volta con il moloch festivaliero (e da oggi, alle 20.35, tornerà su Raiuno anche con «Affari tuoi», per tirarsi la volata...). E poi ci sono la bionda e la mora, ci sono i comprimari, c’è la novità delle scommesse... Le polemiche non mancheranno, anzi, sono già cominciate quando è stato annunciato il possibile arrivo come ospite del pugile-stupratore Mike Tyson (che molto probabilmente non ci sarà, mentre è quasi certo Hugh Grant e sono in corso febbrili contatti con George Clooney, Nicole Kidman e Angelina Jolie). Qualcuno pare abbia proposto persino un faccia a faccia fra la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci e il cantautore Cat Stevens che ora si fa chiamare Yusuf Salam: ma forse era solo una battuta...
Parliamo di cantanti e canzoni. La novità di dividere i venti big in quattro categorie (classici, uomini, donne e gruppi) finora ha avuto come unica conseguenza quella di costringere gli organizzatori ad autentiche acrobazie per far quadrare il cerchio. Per accontentare tutti, Dj Francesco è diventato «Dj Francesco Band» ed è stato inserito fra i gruppi. Idem per la cantante Nicky Nicolai, grazie al quartetto jazz del marito sassofonista Stefano Di Battista da cui si fa accompagnare. Paola e Chiara, che in quanto duo potevano tranquillamente figurare fra i gruppi, gareggiano invece fra le donne. Bah...
I dodici giovani (tutti praticamente sconosciuti), che sono sopravvissuti alle selezioni dell’Accademia della canzone, potrebbero inserire un elemento di incertezza nella gara. Tre di loro vanno in finale, e la sera di sabato gareggeranno assieme ai big che avranno passato il turno. Considerato che l’ultima tornata di voti, quella decisiva, sarà affidata al televoto (e non alle giurie demoscopiche come nelle sere precedenti), beh, si può ben capire che solo da lì può venir fuori una sorpresa. Come già accaduto a Sanremo ai tempi delle vittorie di Annalisa Minetti, dei Jalisse, di Tiziana Rivale... Il televoto potrebbe favorire anche Le Vibrazioni. Sarebbe una bella sorpresa.
Ma il colpo gobbo messo a referto dagli organizzatori quest’anno si chiama senz’ombra di dubbio Vasco Rossi. Se per avere il sì di Adriano Celentano l’anno scorso Tony Renis e Flavio Cattaneo dovettero aspettare l’ultimo minuto utile, quest’anno l’okay del Blasco (che l’anno scorso aveva declinato l’invito a ricevere un premio alla carriera) è arrivato con congruo anticipo.
Vasco salì sul palcoscenico dell’Ariston nell’82, cantando «Vado al massimo», e arrivò ultimo. Ci riprovò l’anno successivo, con quel capolavoro che rimane «Vita spericolata», e gli andò di pochissimo meglio: penultimo. Com’è andata dopo, lo sanno tutti: milioni di dischi venduti, tournée con stadi tutti esauriti, un’icona rock ormai per un paio di generazioni. Alla faccia del giornalista Nantas Salvalaggio che proprio in uno di quei due festival lo aveva tacciato di essere «cattivo esempio per i giovani»...
Oggi Vasco Rossi ha deciso di tornare a Sanremo che comunque rappresentò la svolta della sua carriera. Sembra che sabato canterà il suo passato («Vita spericolata») che incontra il suo presente («Un senso»). E possiamo star certi sin da ora che sarà uno dei pochi momenti da ricordare del Festival di quest’anno.
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