venerdì 25 maggio 2012

SPRINGSTEEN libro D. Benvenuti

Un atto d’amore per il Boss, ma non solo. C’è chi la passionaccia per Bruce Springsteen l’ha inaugurata a Monaco di Baviera nella primavera 1981. Altri hanno atteso che il nostro arrivasse in Italia, 21 giugno 1985, Milano, stadio Meazza, quattro ore di maratona rock capace di schiantare chiunque.
Il triestino Daniele Benvenuti, come altri appassionati locali di musica, fa parte del secondo gruppo. Quella sera, nel catino bollente di San Siro, lui c’era. E per lui, giornalista, classe ’68, come per tanti altri la cavalcata dell’allora trentasettenne rocker del New Jersey somigliò tanto a una rivelazione.
Nei ventisette anni trascorsi da quel debutto, Benvenuti ha visto oltre centoventi concerti in giro per l’Europa e per il mondo («altri ne hanno visti molti di più...», si schermisce). Inghilterra, Spagna, Germania, Austria, Svezia, Svizzera. E negli Stati Uniti: New York al Madison Square Garden, Boston, New Jersey, Florida, California...
Se gli chiedi qual è stato il migliore, risponde “il prossimo”. Anche se poi si fa sfuggire una preferenza per due concerti italiani, Roma nel 2005 e Milano nel 2007, per alcune “rare” esecuzioni di brani spesso trascurati dal vivo.
Benvenuti, che ha assistito al debutto europeo il 13 maggio scorso a Siviglia, è riuscito nel corso degli anni ha intercettare più volte il Boss e scambiare qualche frase. Ora fa al suo idolo l’omaggio più grande: un libro, documentatissimo, che è anche ma non solo una dichiarazione d’amore.
«Per questa avventura - spiega Benvenuti - ho scelto un editore regionale per avere il “controllo totale sul prodotto”, senza scendere a quei forzati compromessi (anche in senso buono, si intende) che mi erano stati prospettati da realtà nazionali molto più importanti e forti in termini di distribuzione, anticipandomi l’intenzione di indirizzare caratteristiche grafiche e contenuti in una certa direzione».
Per tutti quelli che hanno amato e amano Springsteen, è un libro che parla di trent’anni della loro vita. Per questo si legge tutto d’un fiato. Per poter dire: quella volta io c’ero...

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