giovedì 30 ottobre 2003

LUCIO, DI LUCIO DALLA

«Che cosa vuoi sapere, è meglio non sapere... L’amore che mi chiedi non può finire bene... Il cielo non lo vuole, ha le nuvole in catene, non fa più uscire il sole, senza vento e senza vele...».
Con tutto il rispetto e la stima per Iskra Menarini, la brava cantante che interpreta «Amore disperato» nella «Tosca» rivisitata da Lucio Dalla che ha appena debuttato a Roma, quando il disco parte e la voce di Mina fa vivere di vita propria questi versi, beh, allora hai la riprova di un fatto che forse qualcuno col tempo ha dimenticato: ci sono le cantanti, le brave cantanti, e poi ci sono le autentiche fuoriclasse, quelle che «potrebbero cantare anche l’elenco del telefono». Mina, appunto...
Il nuovo disco di Lucio Dalla, intitolato semplicemente «Lucio», esce domani e porta in dote questo prezioso dono: risentire la voce di colei che un tempo veniva chiamata la «Tigre di Cremona» impegnata in un grande brano, «Amore disperato», che apre e chiude il disco - rispettivamente nella versione in duetto e in quella del solo Dalla -, alla stessa maniera in cui apre e chiude lo spettacolo ancora in scena al Gran Teatro di Roma, e che presto andrà in tournèe in tutta Italia. Mina aggiunge emozioni, brividi e l’innata classe di cui è capace a una canzone di grande respiro melodico, dal tema travolgente, già destinata a entrare fra i classici della produzione dalliana.
«Mina - dice Lucio - aveva già cantato la sua parte che era in un file, io avevo fatto la mia. Poi però, per il cambio di tonalità, abbiamo cantato insieme e la registrazione di quella parte è stata fatta dal vivo in studio. A proposito di Mina posso dire solo che è un'artista straordinaria, ma non esiste un altro aggettivo per definirla ed è stupefacente come la sua voce sia ancora intatta, conservi perfino delle tracce di gioventù».
Ma il disco non vive solo di questo brano. Anzi, propone altre dieci canzoni che contribuiscono a formare un affresco pulsante e vitalissimo. Canzoni che profumano di semplicità, quella semplicità - giusto per parafrasare temi e citazioni più importanti - che nella musica è sempre più «difficile a farsi».
Dopo un capolavoro annunciato come «Amore disperato», e dopo il duetto con Mina, il compito di proseguire tocca a «Le stelle nel sacco». «No, questo amore non morirà mai... Arriverà alle porte del cielo e anche più in là. Arriverà ai confini del cielo e anche più in là. E se non ci sarà posto in cielo, va bene anche l’inferno, perché quando l’amore è vero, l’amore è eterno...». Una melodia limpida per una semplice - e bella - canzone d’amore.
È il turno di «Prima dammi un bacio», il singolo che ha anticipato l’uscita del cd, dalla colonna sonora del film omonimo e opera prima del regista Ambrogio Lo Giudice: «Dio, quante volte ti ho cercata. Dio, quante volte ti ho perduta. Mi sono perso anch’io. Quanta vita che è passata...».
Dopo «Ho trovato una rosa» (versione italiana di un successo del cantautore dominicano Juan Luis Guerra) e «Per sempre, presente», che ci restituiscono il Dalla melodico e appassionato di sempre, è il turno di «Per te», ovvero del secondo brano che fa parte di «Tosca, amore disperato»: in scena è un divertente tip tap ballato e cantato in chiusura di primo tempo, qui, nel disco, è una bella canzone che brilla di luce propria, e pone anch’essa la sua candidatura a entrare fra i classici del piccolo grande genietto bolognese.
«Ambarabà Ciccicocò» è la godibilissima, immaginaria sceneggiatura di un mini-film di amore e tradimento ambientato in una Napoli visionaria, nella quale ritorna il Dalla più provocatorio e divertente.
La lieve «Putipù» e l’amarissima «Yesterday o Lady Jane?» sono le ultime due canzoni del disco. Prima di una lunga e rarefatta versione jazz, quasi impressionista, di «Over the Rainbow», l’immortale composizione di Harold Arlen (già tema del celebre film «Il mago di Oz»), con il clarino di Lucio nel ruolo che fu di Judy Garland. E prima della riproposizione di «Amore disperato», stavolta interpretata dal solo Dalla.
Un ottimo disco, registrato nello studio casalingo che Dalla ha alle Isole Tremiti, che conferma l’assoluto stato di grazia e forse anche la ritrovata ispirazione dell’artista nell’anno nel sessantesimo compleanno (4 marzo ’43, do you remember...?). Un disco in bilico fra lirica, jazz e canzone, che si propone come uno dei migliori italiani dell’anno agli sgoccioli.

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