domenica 12 ottobre 2003

ELIO E... AL BARCOLANA FESTIVAL

TRIESTE Una risata vi seppellirà, pronosticava la miglior contestazione di tanti anni fa. Elio e le Storie Tese - acclamati protagonisti ieri sera in piazza Unità della seconda serata del Barcolana Festival - sembrano figli di quella ottimistica previsione, peraltro rimasta a tutt’oggi una mera speranza. Hanno portato l’ironia e l’autoironia nel mondo della musica, serioso e spesso autoreferenziale per definizione, popolato di personaggi che si prendono troppo sul serio. Come tanti, non solo nel mondo della musica.
Gli Elii no. E ieri sera ne hanno dato l’ennesima conferma, infiammando un pubblico che conosce a memorie i loro successi vecchi e nuovi. Spettacolo pirotecnico, incentrato soprattutto sui brani del nuovo album «Cicciput» (il primo in studio dopo quattro anni, anche se nel frattempo era uscito il loro doppio live «fatto in Giappone»...), da «L’abate cruento» a «Cani e padroni di cani», ai già classici «Shpalman» e «Fossi figo».
Spettacolo che però non poteva trascurare i classici di sempre («Il vitello dai piedi di balsa», «Cara ti amo», fra i bis «Born to be Abramo»...), rifacendo i quali Elio e compagni si divertono, oltre che sparando i loro dissacranti nonsense e le loro citazioni più o meno colte, anche alternando generi musicali diversissimi con la maestria tecnica che da tempo viene loro riconosciuta. E allora sotto con marcette in stile ventennio e digressioni in salsa francese, suggestioni progressive e tentazioni metal, la lezione di Buscaglione incrociata con quella della canzone d’autore.
«Noi siamo sempre seri - tiene a precisare Elio, che ieri sera ha vestito la giubba dei lavoratori della Ferriera in segno di solidarietà alla loro lotta - diciamo cose serie e intelligenti, anche se quando vediamo un presidente del Consiglio che fa il buffone, per la verità ci viene un po’ voglia di far ridere anche noi la gente». E fin qui tutto regolare. Poi però il diavoletto dalle folte sopracciglia non sa resistere. E continua così: «Noi cantiamo per i giovani di Forza Italia perchè è giusto, in fondo sono ragazzi come tutti gli altri, sono l’anima trasgressiva del loro partito. E nessuno canta per loro. Quelli della Lega hanno Van De Sfroos, quelli di sinistra hanno tutti gli altri, e loro cosa sono?»
Già, cosa sono? Chiosa rassicurante: «La nostra è una scelta di marketing. Trattiamo temi a loro affini come le grosse automobili e le belle donne. Cose di cui la stampa non parla perchè è notoriamente in mano ai comunisti...». Discorso in effetti già sentito.
«Domenica comunque non parteciperemo alla regata - conclude Elio - perchè abbiamo degli impegni e non ci siamo preparati. Quattro anni fa eravamo in barca con Giovanni Soldini, ma ci siamo annoiati a morte perchè non c’era vento. Tu puoi stare in barca con il miglior skipper, puoi anche prepararti come avevamo fatto noi il giorno prima, ma se non c’è vento... Io mi sono persino addormentato. Comunque torneremo, statene certi, perchè abbiamo ancora in bocca il gusto del prosciutto e del vino che abbiamo gustato a bordo...».
La serata di ieri è stata aperta dagli italo-scozzesi Hormonauts, che hanno scaldato la piazza con il loro rockabilly in perfetto stile anni Cinquanta, attento però anche a influenze musicali successive. Poi belle vibrazioni reggae «made in Piemonte» con gli Africa Unite (anche per loro si è trattato di un ritorno al Barcolana Festival, dove avevano già suonato nell’edizione del ’99): Bunna e compagni hanno presentato i brani del nuovo album «Mentre fuori piove» (decimo lavoro in oltre vent’anni di carriera) e qualche classico d’impronta marleyana. Poi, il grande palco è stato tutto per Elio e i suoi compari.
Stasera è già gran finale. Alle 21 aprono le danze i Meganoidi, alle 21.45 è la volta di Neffa, fra le 22.30 e le 23 è previsto il set con il dj Claudio Coccoluto, alle 23 salgono sul palco i Planet Funk. A mezzanotte - per contratto - bisogna chiudere. Domani mattina va in scena la più affollata regata del mondo, bisogna svegliarsi presto...

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