domenica 5 agosto 2012

BANDORKESTRA dom5-8 a Trieste, San Giusto

Amano farsi chiamare “banda moderna”. Perchè vogliono, spiega il leader Marco Castelli, «traghettare il concetto di banda nel terzo millennio: non abbiamo i connotati né il repertorio della big band, ma coltiviamo alcuni aspetti popolari e una certa scanzonatura che richiama la vecchia banda...».
Stasera alle 21, al Castello di San Giusto, la Bandorkestra torna in concerto a Trieste. La città dov’è nata, sulle ceneri della vecchia Big Band 55. La città dove vive gran parte dei suoi quattordici componenti, alcuni dei quali arrivano da altre città regionali, con l’aggiunta della bacchetta di Castelli, sassofonista e compositore veneziano.
«Trieste è la mia città adottiva - spiega il musicista, classe 1960, che ha collaborato fra gli altri con Lee Konitz - e la trovo da sempre molto viva e ricca di stimoli. Il legame è nato tanti anni fa, ho cominciato a collaborare con la Scuola 55 e la Casa della musica, con Gabriele Centis, con altri musicisti che poi si sono uniti in questo progetto. Tutti ottimi professionisti, anche quelli che hanno fatto la vita dei musicisti pur campando di altri mestieri».
Attualmente, dopo vari cambi e avvicendamenti tipici di un “work in progress”, sono in quattordici: Tommaso Bisiak al flauto; Alessandro Ceschia, Sergio Tonello, Piero Pieri, Cristina Gerin, Barbara Toso, Donato Riccesi e Marco Mazzuca ai sax; Sandro Vilevich al flicorno; Giuseppe “Vò” Orselli al trombone; Emanuele Laterza alla chitarra; Giovanni Vianelli al pianoforte; Stefano Lesini al basso; Marco Vattovani alla batteria.
Stasera a San Giusto propongono in anteprima i brani del terzo album, “Scorribanda”, che verrà pubblicato a settembre. Un disco che completa una trilogia già ricca di due capitoli intitolati “Bandando” e “Bandalarga”.
«Proponiamo ancora e sempre musica moderna - prosegue Castelli, cresciuto con il jazz d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta -, un mix di tanti generi che piace sia agli addetti ai lavori che a un pubblico più vasto, non necessariamente appassionato di jazz». In repertorio: composizioni originali firmate Castelli, classici, medley che pescano un po’ ovunque. Una miscela di swing, ska, atmosfere etniche, boogie-woogie, afro, latino, tango, reggae, spaziando fra stili e suggestioni musicali composite. Da Carosone a Dollar Brand (ora Abdullah Ibrahim), da Modugno a Louis Prima.
Ancora l’eclettico capobanda: «Ci piace tornare a quella che era la vecchia funzione arcaica della musica, che serviva a celebrare, a volte festeggiare degli eventi. Peschiamo dai suoni di tante parti del mondo, ma pur muovendoci in terre di confine, non inseguiamo a tutti i costi l’idea dell’Est, dei Balcani.Lo so, Trieste è la patria delle contaminazioni, ma diciamo che io mi contamino abbastanza già di mio...».
Insomma, una vera e propria fanfara triestina che guarda verso il futuro, senza mai dimenticare le importanti radici che tengono in piedi l’albero. I frutti del quale vengono raccolti e gustati un po’ ovunque. Nei dischi, nei tanti concerti, ma anche alla radio e in tivù. Musiche, sigle, stacchetti della Bandorkestra sono infatti stati trasmessi da “Ballarò” e “Caterpillar”, “Fahrenheit” e “Notturno Italiano”. E probabilmente è solo l’inizio.

Nessun commento:

Posta un commento