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domenica 26 agosto 2012
TRIESTE EARLY JAZZ ORCHESTRA, gemme degli anni 20
Prima il ragtime, ora gli anni ruggenti del primo jazz orchestrale. L’attenzione di Livio Laurenti e degli ensemble da lui fondati e diretti continua a incentrarsi sulla musica degli inizi del Novecento. Qualche anno fa l’album “Rag, blues, hot...”, firmato Joplin Ragtime Orchestra. Ora questo “Live in Rimini”, con la Trieste Early Jazz Orchestra.
«Con la Jro - spiega Laurenti, diplomato nel ’67 al Tartini in strumenti a percussione, un passato nelle orchestre del Verdi e della Fenice - avevo già affrontato qualche brano del jazz orchestrale, fermandomi ai primi due decenni del secolo scorso. La Tejo presenta arrangiamenti originali della decade dal 1925 al 1934».
Difficoltà?
«Quella più immediata è stata trovare le partiture che ho reperito tramite collezionisti. Poi ho dovuto cercare musicisti duttili e interessati al progetto. La difficoltà successiva è stata riuscire a ottenere esecuzioni e un suono orchestrale “credibili”, ma senza copiare gli originali».
Come ce l’avete fatta?
«Questo genere orchestrale è ben diverso da quello degli anni Quaranta e successivi. Si è trattato di aderire il più fedelmente possibile alle intenzioni degli orchestratori di allora, in modo che il pubblico possa riconoscere che ci troviamo, per esempio, nel 1925 o nel 1931. Un ruolo importante è giocato dal crooner, cioè il cantante dell’orchestra, che va considerato come un altro strumento imprescindibile dell’organico. Il nostro Paolo Venier svolge questo ruolo al meglio, come del resto tutti gli altri undici musicisti».
Dove nasce questa passione per musiche di un secolo fa?
«Sono passati quasi trent’anni. Nel ’74 avevo acquistato un disco con la versione orchestrale dei più noti ragtime di Scott Joplin. Era uscito il film “La stangata”. Rimasi stregato dalla bellezza dei brani e delle orchestrazioni che non avevo mai sentito prima. Anche perchè, dopo la morte di Joplin nel 1917, il materiale era stato dimenticato».
Perchè ama il ragtime?
«Perchè nasce come genere pianistico di matrice nera che contrappone l’accompagnamento tradizionale della mano sinistra (in battere) a frasi sincopate della destra (in levare). Una commistione che fece impazzire il pubblico americano prima ed europeo dopo, perchè introdusse un nuovo modo di ballare. Le cronache dell’epoca fanno ritenere che la rivoluzione portata dal ragtime sia stata anche maggiore di quella provocata dal rock’n’roll degli anni Cinquanta...».
Prosegua.
«Il ragtime non prevede l’improvvisazione e con la morte di Joplin fu messo in soffitta per lasciare spazio al jazz che già nel 1917 si era fatto spazio con le famose incisioni della Original Dixieland Jass Band. Il ragtime è considerato come il padre putativo del jazz».
Lei però ha cominciato con la classica...
«Sì, ma nonostante gli studi classici e l’amore per il repertorio sinfonico, ho sempre provato una grande attrazione verso il jazz e mi sono imbevuto soprattutto del repertorio degli anni Cinquanta e Sessanta. Come batterista ho avuto come modelli soprattutto Max Roach e Elvin Jones. In tutti questi anni ho quindi suonato classica, jazz, ma anche musica leggera e contemporanea...».
L’album “Live in Rimini” - nel quale Laurenti ha inserito anche quella “Jubilee stomp” di Duke Ellington del 1928, poi ritrovata nella colonna sonora del film “The Artist” - verrà presentato quest’autunno con un concerto a Trieste e uno in Friuli.
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