Si terranno oggi nella sua Mestre i funerali di Lucio Quarantotto, il cantautore cinquantacinquenne suicida dopo una forte depressione. Noto soprattutto per aver firmato il testo di “Con te partirò”, il successo mondiale di Andrea Bocelli (in inglese “Time to say goodbye”, nota anche nella versione di Sarah Brightman)), l’artista aveva pronte le canzoni per un nuovo album, che si sarebbe dovuto intitolare “Alla fine di un concerto rock”.
Nato nel ’57, Lucio aveva debuttato esattamente trent’anni fa con l’album “Di mattina molto presto”, per il quale vinse il Premio Tenco per la miglior opera prima. “Ehi là”, il disco pubblicato nell’86, confermò all’attenzione più della critica che del grande pubblico i suoi “testi scavati fino all’osso, sempre detti-cantati con magica lentezza, addirittura con cautela, per la preoccupazione di far arrivare parola dietro parola”, come scrisse il poeta Roberto Roversi.
La collaborazione prima con Franco Battiato e poi con Caterina Caselli (per cui firmò “E se questa fosse l’ultima”, inserita nell’album dell’ex Casco d’oro “Amada mia”) non contribuisce ad aumentare la popolarità del nostro, che nel ’90 pubblica il suo terzo e a tutt’oggi ultimo album, “L’ultima nuvola sui cieli d’Italia”.
La svolta, anzi, il botto arriva con quella canzone per l’allora debuttante Bocelli. Canzone profonda, enigmatica, ma con una bellezza senza tempo. Al Sanremo Giovani del ’95 vale solo un quarto posto al tenore che proprio da lì, da quella “Con te partirò” ormai diventata un classico, avrebbe visto partire un successo mondiale senza precedenti.
Di quella canzone sono stati venduti milioni di copie in tutto il mondo. Un successo e una popolarità paragonabile soltanto a “Volare” di Domenico Modugno. E ovunque Bocelli si è esibito in questi anni, nel corso della sua strepitosa carriera, il pubblico gli ha sempre chiesto innanzitutto quel brano.
Un vero e proprio classico, con versi che, a distanza di tanti anni, e dopo quanto accaduto, possono essere letti in una luce nuova, ancor più malinconica. «Quando sono solo sogno all’orizzonte e mancan le parole, sì lo so che non c’è luce in una stanza quando manca il sole, se non ci sei tu con me...». E ancora: «Con te partirò, paesi che non ho mai veduto e vissuto con te, adesso sì li vivrò, con te partirò su navi per mari che io lo so, no non esistono più, con te io li rivivrò...».
Dopo il grande successo come autore, Quarantotto ha duettato nel ’97 con i Marlene Kuntz nel brano “I templi indù”. E ha scritto per Filippa Giordano “Amarti sì”, per il girone dei giovani del Sanremo 2002.
Negli ultimi anni ha collaborato assiduamente con il musicista Francesco Sartori, un altro veneto di talento, noto soprattutto per la sua militanza nelle Orme. Con lui aveva scritto “Tu ci sei”, “Canto della terra”, “Immenso” e altre canzoni nuove, destinate a entrare nell’album che sarebbe dovuto uscire a breve e che forse ora sarà pubblicato postumo, a interrompere un silenzio discografico che durava da oltre vent’anni.
Ha detto Andrea Bocelli: «È strana, a volte, la vita. Cantavo le sue canzoni ma mi rendo conto che Lucio lo conoscevo poco. Ricordo una chiacchierata in sala d’incisione, qualche anno fa, ma non ci siamo frequentati. E questo, in un certo senso, accresce il mio dolore».
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