Il mondo del rock si mobilita a favore delle Pussy Riot, le tre ragazze del gruppo punk russo in carcere da cinque mesi che ora rischiano di restarci tre anni per aver cantato una “preghiera rock” contro Putin nella maggior cattedrale di Mosca.
Mentre ieri nella capitale russa si è svolto l’ultimo giorno del dibattimento, s’ingrossa infatti la lista degli artisti che esprimono solidarietà a Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Yekaterina Samutsevich, che hanno fra i 23 e i 29 anni.
Dopo Madonna (che ha chiesto la loro liberazione durante il suo concerto allo Stadio Olimpiskij di Mosca), Patti Smith (che ha dedicato loro il suo concerto di Oslo), Sting, Pete Townshend degli Who e Neil Tennant dei Pet Shop Boys, anche Vasco Rossi ha espresso con un messaggio pubblicato su Facebook la sua «più che solidarietà» alle tre ragazze, che Amnesty International definisce «prigioniere di coscienza, detenute solo per aver espresso pacificamente le proprie idee».
Accusate di teppismo motivato dall’odio religioso o contro un gruppo sociale (in questo caso, i credenti ortodossi), per il pubblico ministero russo le Pussy Riot «sono socialmente pericolose perchè hanno violato le tradizioni millenarie del paese»: la loro canzone anti-Putin sarebbe «un’azione pianificata e premeditata contro la fede ortodossa».
Nadezhda Tolokonnikova, la più giovane del trio, ha così replicato alle accuse nell’appello finale davanti alla corte di giustizia: «Ogni giorno sempre più persone iniziano a realizzare che se una macchina politica si è rivoltata contro ragazze che hanno suonato nella cattedrale del Cristo Salvatore per quaranta secondi, allora significa solo che questo sistema politico teme la verità e la sincerità che noi portiamo».
Jeans e maglietta blu, con la scritta “No pasaran!”, la ragazza ha così concluso con voce tremante: «Abbiamo più libertà di tutte le persone dell’accusa di fronte a noi, perché sappiamo cosa vogliamo».
La sentenza è attesa per il 17 agosto. Attestazioni e manifestazioni di solidarietà sono destinate a moltiplicarsi. E ancora una volta il rock svela le contraddizioni dei regimi illiberali.
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