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mercoledì 21 agosto 2013
CON LA CRISI LE STAR ARROTONDANO A SPESE DEI FAN...
L’unico che non ne approfitta è Bruce Springsteen. L’accesso al suo “pit”, la zona più vici- na al palco, dalla quale a volte si può addirittura toccare la rockstar e magari essere chiamati sul palco per un duetto vocale o danzereccio, è assolutamente gratuito. Basta avere un normale biglietto e mettersi in fila di buon’ora, magari dal giorno prima. L’unica recente variante, importata in Europa dagli States, è una sorta di lotteria fra i fan, che risparmia levatacce e accampamenti. Lotteria comunque gratuita.
Lo stesso non si può dire di altre star del pop e del rock. Che non conoscono più la parola gratis. E per avvicinare le quali, stringer loro la mano, farsi scattare una foto assieme, un tempo bastava appostarsi magari per ore nei posti giusti. Fuori dagli alberghi, vicino al ristorante giusto, nei pressi dei camerini, dalle parti delle uscite di sicurezza...
Oggi no. Oggi si paga tutto. Complice una crisi che picchia duro - si fa per dire - anche nel dorato mondo dello show business (di dischi se ne vendono pochetti, le uniche entrate certe arrivano dalle tournèe, al massimo dai diritti d’autore per chi è anche autore dei propri brani...), la novità di questi ultimi anni è che anche le grandi popstar e rockstar “arrotondano” le loro entrate mettendo in vendita opportunità di fugaci incontri che un tempo nessuno si sarebbe mai sognato di vendere e nemmeno di comprare.
Negli Stati Uniti, da sempre apripista dei nuovi fenomeni, in questo e in tutti gli altri set- tori, li chiamano “meet and greet”. Che sarebbe come dire “incontro e saluto”. Funziona proprio come state cominciando a temere e immaginare: soldi in cambio dell’incontro, per forza di cose brevissimo, con la star. Pochi minuti, il tempo di una stretta di mano, forse un abbraccio, per le più fortunate un bacio sulla guancia, di sicuro un autografo, una fotografia assieme...
Pare che Rod Stewart abbia firmato un vero e proprio contratto con il sito di vendite on line Groupon. L’offerta prevede viaggio, concerto, posto nelle prime file, incontro con la star, foto autografata, e alla fine anche la notte (ognuno nella sua stanza...) in albergo. Se si tratta del Caesars Palace di Las Vegas bisogna sganciare 2500 dollaroni. Ma evidentemente c’è qualcuno che ab- bocca.
Il vecchio Rod non è l’unico ad aver ceduto al business. Dai Rolling Stones a Madonna, da Paul McCartney agli U2, da Beyoncè agli One Direction (che possono contare su folle di adolescenti che farebbero spendere ai genitori qualsiasi cifra pur di avvicinare i ragazzotti...), dagli Eagles a Bon Jovi, da Tom Petty ai Maroon Five, pare siano davvero in tanti ad aver intrapreso questa lucrosa attività parallela. Compreso Roger Waters nel recente “The Wall Live”.
Un sistema consolidato è quello del “pacchetto vip”. Tramontati i tempi del biglietto unico, il primo che arriva si piazza nelle primissime file, gli altri dietro, ora impazza il biglietto che assicura parcheggio, posto nelle prime file, maglietta del concerto, pass per l’accesso a un’area riservata. Dove è previsto, dopo il concerto, fra drink a volontà e stuzzichini, l’arrivo della star fresca di doccia e di cambio d’abito, che per una corposa manciata di dollaroni supplementari si concede più o meno volentieri all’adorazione dei fan.
Persino gli U2 mettono in vendita pacchetti che, oltre al biglietto del concerto, prevedono incontri con Bono e co.
Ma l’offerta è ampia. C’è anche chi propone - sempre pagando, s’intende - la possibilità di assistere alle prove prima del concerto. Anche qui il vecchio Springsteen fa eccezione: nell’ultimo tour è ormai quasi un’abitudine l’uscita del Boss verso le 18, con tre o quattro brani in acustico per la gioia dei fedelissimi... Ma gli altri non conoscono la parola gratis. Persino il grande Paul McCartney, che un tempo lo faceva per beneficenza, ora incassa il cash per un pacchetto che prevede prova, cena vegetariana, incontro con l’ex Beatle.
Vogliamo metterci a fare la morale su questo andazzo? No di certo. Ma ci viene un sospetto: quando cinquant’anni fa
Bob Dylan cantava che “The times they are a-changin”, i tempi stanno cambiando, o quando quarant’anni fa John Lennon sognava in “Imagine” un mondo diverso, beh, forse non immaginavano un cambiamento esattamente di questo tipo.
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