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venerdì 20 marzo 2015
DISCHI / JOVANOTTI, Lorenzo 2015 cc
Dal 1988 di “Jovanotti for president”, Lorenzo Cherubini ha fatto davvero di tutto: dal cantore sciocchino dei party e delle moto al guru esistenzialista con la barba lunga e lo zaino in spalla di ritorno dalla Patagonia. Musicalmente, dal rap al rock’n’roll, dalla dance ai suoni del sud del mondo, fino a tante belle canzoni d’autore, ben scritte e benissimo interpretate con quella sua particolare “erre” moscia.
Ora, con questo “Lorenzo 2015 cc” (pubblicato da Universal in cd, doppio cd, triplo vinile, digital download e streaming), il nostro erige un monumento a se stesso. Alla sua curiosità, alla sua sensibilità, diciamo pure al suo genio artistico che gli ha permesso di trasformarsi, lungo un percorso di crescita non indifferente, da dj almeno apparentemente svampito in uno dei maggiori protagonisti della scena musicale di casa nostra.
Anticipato dal singolo “Sabato” e realizzato tra la sua casa di Cortona, Milano e Parigi, New York e Los Angeles, l’album comprende trenta brani inediti: dal pop al rock, dalla canzone d’autore all’hip hop, dal tango alla samba, dal funk alla dance, passando per le sonorità africane e le più moderne tentazioni della musica elettronica. Di tutto e di più, verrebbe da dire. Oppure tutto e il contrario di tutto, come ha azzardato qualcuno.
Spiccano l’iniziale “L’alba”, una ballad come “Le storie vere”, un brano solare come “Ragazza magica”, l’assai elettrica e pure orecchiabile “L’estate addosso” (testo scritto con Vasco Brondi, alias Le Luci della Centrale Elettrica, per un film di Gabriele Muccino che poi è stato rimandato). Ma anche “È la scienza bellezza”, “L’astronauta”, “Il cielo immenso”, “Un bene dell’anima”, “Si alza il vento”... Che poi si finirebbe per doverle citare tutte, o quasi, le canzoni di questo disco, perchè ognuna aggiunge un frammmento importante a una storia completa. Un concentrato di musica. Batteria e chitarre in primo piano.
«Non mi piace tenere le canzoni da una parte. Questo album - ha spiegato Lorenzo alla presentazione del lavoro - è come una “cloud”, una nuvola da cui ti piove musica se lo vuoi. Un volta la forma del disco era quella, rotonda. Oggi le possibilità sono infinite e io le apprezzo. Un giorno vorrei fare un disco con la forma di una campana disegnata sull’asfalto, che tiri il sasso, salti e ascolti. Mi sono chiesto se trenta tracce andassero bene, poi mi sono detto che il disco è questo, anche perchè, appena toglievo qualcosa, si sbilanciava tutto...».
Dal 20 giugno il lungo tour negli stadi: Ancona, poi tre volte San Siro, Padova, doppio concerto a Firenze, ancora Bologna, Roma, Messina, Pescara, Napoli e Bari.
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