martedì 20 aprile 2004

�Quello di Scarpia a...

«Quello di Scarpia ai danni di Tosca? Il primo caso di mobbing della storia... In fondo è come l’avvocato che ci prova con la segretaria...».
Non perde la voglia di scherzare Lucio Dalla, ieri mattina, nel Salotto azzurro del Municipio, reduce dal ...mancato disastro aereo di Ronchi. Comune di Trieste e Stabile del Friuli Venezia Giulia lo hanno invitato per presentare le repliche, dal 20 al 23 maggio, al PalaTrieste, della sua «Tosca: Amore disperato», che ha debuttato nell’ottobre scorso a Roma. Nel pacchetto preparato dal produttore Daviz Zard - anche lui presente ieri nell’avventuroso blitz triestino - ci sono anche le ulteriori repliche, dal 13 al 16 maggio, sempre al PalaTrieste, di «Notre Dame de Paris».
«La Tosca - dice Lucio Dalla - è, a mio avviso, l’opera più bella di Puccini. Ma oggi non può essere capita, i giovani non vanno a teatro leggendo il libretto. Ne ho voluto allora fare una versione pop, apocrifa, cambiando le musiche e le parole, perchè volevo che tutti capissero che grande capolavoro è. Ha un solo limite: è troppo grande. E oggi, a cento anni di distanza, non può più essere capita e condivisa da tutti nella rappresentazione tradizionale».
Di quello che è stato definito un musical pop ma anche un’opera multimediale, metà concerto rock e metà varietà televisivo, l’artista bolognese ha scritto musiche, libretto, testi, curandone anche la regia.
«Sì, mi avevano chiesto di scrivere solo la musica - spiega Dalla - ma io ho preferito un impegno di scrittura complessivo, totale. Ciò per rispettare un mio impegno nei confronti della nostra storia e soprattutto perchè solo così pensavo di poter avvicinare per davvero questo capolavoro ai giovani. È stato un lavoro sulla connessione dei segni, per offrire a tutti, giovani e meno giovani, un’alternativa allo spettacolo televisivo e al concerto rock. Anche se poi, guardando il risultato finale, mi accorgo che dentro ci sono entrambi...».
Ancora Dalla: «Tosca parla di potere, di Dio, di libertà. Di grandi sentimenti come l’amore e l’odio. Per questo è sempre attuale. Nella forza della sua struttura narrativa, le riflessioni sul potere e sulla libertà valgono ovunque, in Italia e all’estero. Tosca in fondo è un archetipo: ci ricorda che chiunque detenga un qualche tipo di potere, alla fine diventa una persona diversa...».
C’è ancora tempo per qualche riflessione sull’opera e i suoi dintorni. «Cavaradossi - dice Dalla - non ha l’animo del rivoluzionario: oggi sarebbe uno tranquillo, di centrosinistra. Scarpia è un personaggio affabile e simpatico come affabili e simpatici sono i cattivi di oggi, che ti sorridono, ti danno una pacca sulle spalle ma poi si fottono. Tosca è una donna di oggi, un’eroina che difende il proprio diritto di amare chi vuole. Diciamo che è una con le palle. E il nostro è un omaggio alla forza della donna».
E i puristi? «No, non hanno arricciato il naso. Forse si erano rotti anche loro della tradizione immutabile nel tempo. La nostra è un’opera moderna, anche se poi ne faremo anche una versione tradizionale con l’orchestra...».
«I giovani e non solo loro hanno apprezzato e capito questo nostro modo nuovo di trattare una grande storia come quella di Tosca, del suo amore disperato per Cavaradossi, della perfidia di Scarpia. L'opera è uscita dalle nostre mani così, grazie soprattutto al produttore David Zard che ha creduto nell’operazione. Da un lato è un'opera piena di allegria, dall'altro è immersa in una grande intensità emotiva. È un'opera compiuta che si avvicina molto a quella di Puccini anche se la storia è molto attualizzata...».
Il doppio appuntamento, con «Tosca: Amore disperato» e con «Notre Dame de Paris», apre il pacchetto di spettacoli e manifestazioni che si terranno fra la primavera e l’estate per celebrare, a ottobre, il cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia, come hanno ricordato ieri mattina il sindaco Dipiazza e l’assessore alla cultura Lippi.
Sollecitato, Dalla ha speso qualche parola anche sull’appuntamento del primo maggio, dell’allargamento dell’Unione Europea a Est. «Gli steccati sono una forma arcaica e nefasta di divisione, anche culturale. Devono cadere. Tutti. Sono contento che la geopolitica dell’Europa sia in continua trasformazione. Potremo comunicare con più gente. E questo è sempre positivo. Nei confronti dell’altro, del vicino, c’è bisogno solo di curiosità...».

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