lunedì 30 agosto 2004

Dopo tanti architetti di fama mondiale, a parlare delle prospettive di riuso del Porto Vecchio arriva un neolaureato. Ma un neolaureato assai particolare, visto che si tratta di Claudio Baglioni, da oltre trent’anni cantautore amatissimo dal pubblico, che lunedì sarà a Trieste per una conferenza stampa fra i palazzi e le banchine del nostro splendido e purtroppo quasi deserto Porto Vecchio.

Non tutti i suoi fan sanno che nei primi anni Settanta, proprio perchè baciato da un successo che nel corso del tempo non è mai venuto meno, il cantautore romano (classe 1951) lasciò, alla vigilia della laurea, la facoltà di architettura alla quale era iscritto. Un paio d’anni fa, lui dice «per far contenta mia madre», ma certo non può esser stato solo per questo, l’idea di completare gli studi. La discussione della tesi, in restauro architettonico e riqualificazione urbana, era in un primo momento fissata per il febbraio scorso. È avvenuta invece a giugno, alla Sapienza, dove il geometra Claudio Baglioni è diventato dottore in architettura con punti 108 su 110.

E quest’estate, tra una tappa e l’altra del suo «Cercando tour 2004» - che fra l’altro giovedì alle 21 fa tappa al Castello di Udine -, Baglioni ha messo subito a frutto il titolo accademico organizzando una serie di incontri, «Spazi nuovi per uomini nuovi», per pubblicizzare e rilanciare alcune aree dismesse del nostro (ex?) Belpaese.

Prima di Trieste (dove arriva sotto l’egida dell’assessorato alla cultura del Comune e dell’Autorità portuale, oltre che del ministero dei Beni culturali), è già stato a Bari, al Gasometro di Roma e a Lecce, dove ha proposto la nascita di un museo di archeologia ferroviaria. Nel Porto Vecchio triestino ha mandato nelle settimane scorse una persona del suo staff, che è tornato a casa con un’ampia relazione anche visiva. Pare che il cantautore, anzi, l’architetto sia rimasto entusiasta del sito e anche delle prospettive legate al possibile arrivo a Trieste dell’Expo.

Lunedì Baglioni dovrebbe parlare nel pomeriggio, in un sito del Porto Vecchio ancora da identificare. E forse, visto che c’è, potrebbe anche cantare qualcosa. Com’è successo al Gasometro di Roma, su cui ha incentrato la tesi di laurea. Un lavoro sulla riqualificazione di quell’area dismessa, un progetto per riportarla in vita «come potrebbe succedere - aveva detto - anche per altre aree in Italia».

Uno spunto, questo del lavoro sul Gasometro romano, nato dall'infanzia, dal rapporto con suo padre, per il quale «i cilindri di ferro del gasometro erano cilindri magici dai quali prima o poi sarebbe uscita una sorpresa...». Magari un figlio cantautore di grande successo, che a cinquantatre anni si riscopre anche architetto.

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