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mercoledì 13 giugno 2012
SPRINGSTEEN il giorno dopo
TRIESTE La lunga notte di Bruce Springsteen è finita quaranta minuti dopo la mezzanotte. E' finita con l'omaggio a Clarence Clemons, il sassofonista scomparso un anno fa, celebrato con un minuto di silenzio e commozione alla fine di “Tenth avenue freeze-out”, mentre le immagini dell'indimenticabile "Big man" scorrevano sul megaschermo centrale. Poi, mentre i trentamila del Rocco lasciavano lo stadio, il Boss non ha dormito a Trieste, come inizialmente previsto, ma è tornato a Ronchi, dov’era atterrato nel pomeriggio proveniente da Firenze.
Volo privato per Milano, dove l'attendeva la moglie Patti Scialfa. La coppia è ripartita per il New Jersey ieri mattina. Dopo cinque giorni a casa, ritorno in Europa in tempo per la prossima tappa del tour, domenica a Madrid. I componenti della E Street Band hanno invece dormito al Savoia. Questi giorni di riposo li trascorreranno in Europa. Little Steven ieri mattina era sul volo Alitalia per Roma.
Ma torniamo al concerto. Tre ore e venti, dalle 21.20 alle 0.40, di grande musica senza un attimo di pausa. Come abbiamo scritto a caldo, il più grande evento rock - forse non solo rock - mai visto e ascoltato e vissuto a Trieste. La scaletta ha ricalcato per buona parte quella di Firenze. Primi sette brani uguali, da “Badlands” e “No surrender” in poi. E le canzoni del nuovo album “Wrecking ball” già amalgamate con i classici e perfettamente conosciute dal pubblico. Le sorprese sono state “Downbound train”, “Youngstown”, “Murder incorporated”… Ma soprattutto una vibrante “Because the night”, la leggendaria “Thunder road”, l’apertura dei bis con una fiammeggiante “Rosalita”. E ancora la partecipazione di Elliott Murphy (ieri sera in concerto a Trieste) nell’inno di sempre, “Born to run”. “Bruce ha fatto sei brani diversi rispetto a Milano e Firenze”, segnala Daniele Benvenuti, pronto ad aggiornare il volume dedicato ai concerti italiani del Boss.
Una curiosità. Il ragazzo che ha cantato “Waitin’ on a sunny day” sul palco con Springsteen che gli reggeva il microfono e la ragazza che dieci minuti dopo ha ballato col Boss nell’Apollo Medley sono – incredibile ma vero – fratello e sorella. Federico e Sofia De Stauber, di 12 e 15 anni, cresciuti dai genitori a pane e Springsteen, assieme al fratello diciottenne Emanuele. Per entrare nel “pit” erano arrivati allo stadio alle 7.45. Un sogno diventato realtà.
Tanti ragazzi giovani e giovanissimi, l’altra sera a Trieste come nelle altre tappe del tour. Un segno importante della capacità di Springsteen di parlare a tutti. Chissà, vien da pensare che se l'Italia e l'Europa e il mondo avessero un leader come quel sessantatreenne signore che era sul palco, beh, l'orizzonte sarebbe più sereno. Pe il momento, grazie Boss. Grazie di esistere.
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