Ma chi è Bruce Springsteen? Nato il 23 settembre ’49 a Freehold, New Jersey, è figlio di Douglas (origini olandesi e irlandesi) e di Adele Ann Zirilli, i cui genitori arrivavano da Vico Equense, in provincia di Napoli. Comincia a interessarsi di musica quando vede Elvis Presley all’Ed Sullivan Show: a tredici anni compra una chitarra acustica, a quindici un’elettrica, a diciassette entra nel gruppo The Castiles. Incidono un paio di 45 giri, ma nel ’67 il batterista parte per il Vietnam, dove viene ucciso: un episodio che segnerà la vita di Bruce.
La band, dopo un tentativo senza successo a New York, si scioglie. Lui va a vivere ad Asbury Park, località di villeggiatura con molti locali e club musicali. È lì che conosce Steve Van Zandt, Danny Federici e Vini Lopez, con i quali nasce un nuovo gruppo: prima si chiamano Child, poi Steel Mill, poi Dr.Zoom and the Sonic Boom, fino al definitivo Bruce Springsteen and The E Street Band. È il 1971.
Nella zona, il gruppo ha una buona popolarità. Rifiutano le cover, suonano brani originali, composti dal futuro Boss e dai suoi soci. Ma il contratto discografico tarda ad arrivare. Il gruppo si scioglie, Springsteen parte per New York dove tenta la carriera solista. La Columbia vede in lui un possibile cantautore folk-rock, una sorta di nuovo Bob Dylan: sbaglia, ma intanto lo mette sotto contratto.
Con quella sicurezza in mano, Bruce chiama i vecchi amici del New Jersy, che lo raggiungono. Nell’autunno ’72 cominciano a lavorare al primo album, che vede la luce nel gennaio ’73: s’intitola “Greetings from Asbury Park, N.J.”. Il disco piazza solo 25mila copie (poi ne venderà molte di più, quando verrà riscoperto dopo il successo...), nonostante un fitto tour promozionale.
Ma ormai siamo in ballo. A settembre, nonostante il parere negativo dei discografici, esce il secondo album: “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle”. Buone recensioni, poco successo commerciale. Una sera del maggio ’74, il quotatissimo critico musicale Jon Landau va ad assistere al concerto di quel ragazzo di cui aveva sentito parlar bene all’Harvard Square Theatre di Cambridge, Massachusetts, e scrive la famosa frase sul “Real Paper” di Boston: «Ho visto il futuro del rock’n’roll, il suo nome è Bruce Springsteen...». La leggenda vuole che il giorno dopo mollò tutto e andò a fare il manager, produttore e consigliere di colui che stava per diventare il Boss.
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