lunedì 21 luglio 2003

TRIBALISTAS

Effetto Lula anche sulla musica leggera? Sembra proprio di sì. La stagione
del presidente operaio del Brasile (e del suo ministro della cultura
Gilberto Gil, che l’altra sera ha incantato la platea di Umbria Jazz assieme
a Maria Bethania) sembra infatti avere dei riflessi anche sul panorama
musicale. Se è vero com’è vero che l’estate 2003 promette di essere
ricordata come quella dei suoni, delle suggestioni, dei profumi brasileiri.
Capofila di questo fenomeno sono decisamente i Tribalistas, la cui «Jà sei
namorar» («So già come si ama») si propone come il tormentone gradevole e
intelligente dell’estate in corso, lasciando ad altri stucchevoli motivetti
(come in Europa «Chihuahua» di Dj Bobo e in Italia «La canzone del capitano»
di Dj Francesco, fra l’altro figlio di Roby Facchinetti dei Pooh) la palma
di tormentoni da cui sfuggire precipitosamente.
I Tribalistas sono in realtà tre grandi della musica d’autore brasiliana,
ovvero la cantautrice Marisa Monte, il percussionista Carlinhos Brown
(presente nelle classifiche anche con il suo album solista «Carlito Marron»)
e il poeta-rocker Arnaldo Antunes. Il loro album ha già venduto l’inverno
scorso quasi un milione di copie in Brasile e ora è ai vertici delle
classifiche anche da noi. Ma i tre non hanno - per ora - tournèe in
progetto, o almeno non come Tribalistas.
Le canzoni di questo disco, lontane dagli stereotipi del Carnevale di Rio e
in qualche modo figlie della «rivoluzione» di Lula, sono nate qualche anno
fa, a Salvador di Bahia, nelle pause di lavorazione del disco di Antunes,
prodotto da Brown e con ospite Marisa Monte. I rispettivi impegni dei tre
hanno poi fatto rinviare la messa a punto del progetto, che finalmente ha
visto la luce e ha fatto il botto.
I tre si propongono come epigoni, trent’anni dopo, dei tropicalisti Caetano
Veloso e Gilberto Gil (di nuovo lui). Perchè «i tribalisti non vogliono aver
ragione a ogni costo, non desiderano sicurezze, non hanno senso comune né
religione, i tribalisti vanno alle basi della costruzione, hanno nostalgia
del futuro, il tribalismo è un antimovimento, potrebbe disintegrarsi tra un
attimo...».
Il nome, spiega Marisa Monte, «è venuto fuori perchè cercavamo di trovare
una parola che venisse da tre, da trio, ma anche da tribù». E aggiunge
Antunes: «Inoltre il termine ”tribalistas” consente tutte le associazioni
possibili: può essere collegato allo scrittore brasiliano Oswald De Andrade,
alle comunità hippie, all’idea di villaggio globale di Marshall McLuhan. Nei
testi si parla della gioia quotidiana data dal vivere in comunione, ed è
proprio da qui che nasce l’idea della tribù».
Ne è venuta fuori una manciata di canzoni d’amore delicate e sognanti, in
magico equilibrio fra samba e pop, fra bossanova e world music, con echi
portoghesi nemmeno lontani, che regalano all’ascoltatore un senso di
serenità e rilassatezza assai tropicale.

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