giovedì 31 luglio 2003

MADONNA, AMERICAN LIFE

Non più «material girl», non più erotica, non più trasgressiva, non più
danzereccia, non più moglie e madre... Il 2003 è l’anno della Madonna
«paladina della libertà di pensiero», della Madonna se non proprio
guerrigliera (come suggerirebbe il basco alla Che Guevara con cui si è fatta
immortalare in copertina...), almeno che comincia a fare i suoi distinguo e
che mette in guardia dalla parte superficiale del sogno americano.
Mettetela come volete. Ma con «American life» la signora Ciccone fa di nuovo
centro. Il suo decimo album in studio è finalmente arrivato nei negozi di
tutto il mondo (prima in Italia - e prim’ancora sul web, su www.madonna.com
- e poi negli States: roba da non credere...) e si propone come l’evento
discografico della primavera-estate.
Lo si era già capito quando è uscito il video del brano che dà il titolo al
disco. Una dura invettiva contro Bush e contro la guerra in Iraq, con la
popstar vestita da guerrigliera, video poi ritirato e «corretto» per
rispetto delle forze armate americane, «che sostengo e per cui prego». «Non
sono contro Bush - ha poi dettato alle agenzie - sono solo per la pace e
voglio provocare una riflessione su dove il mondo sta andando...».
Ma quel video era stato sufficiente per capire che la cameleontica diva, lo
Zelig della pop music americana, alla vigilia dei quarantacinque anni (li
compie ad agosto) e dopo venti abbondanti di carriera, si era già incarnata
in qualcosa di diverso dalle ultime immagini pervenute.
Ora il disco aggiunge nuovi elementi a quelle intuizioni. Produzione
importante, elegante e di buona fattura, fra melodia e rap, ballate
cantautorali e ritmi tosti, atti d’accusa e confessioni autobiografiche («la
mia mamma morì quando avevo cinque anni», canta a un certo punto), chitarre
ma anche sonorità tecnologiche (per esempio in «Nobody knows me»).
Per una manciata di canzoni dignitose, intrise di rabbia e sgomento, che nei
prossimi mesi rilanceranno le quotazioni di una diva che troppo
precipitosamente (soprattutto dopo il clamoroso flop del film «Swept away»:
e nel disco non manca una pesante critica a Hollywood, nel brano omonimo...)
era stata indicata come avviata sul viale del tramonto. E che ora si
ripropone a milioni di fan come una sorta di cantautrice di protesta.
Madonna dice che il suo è un atto d’accusa contro la cultura americana.
Quella stessa cultura americana di cui lei è da tempo una delle maggiori
icone. Chissà se è sincera. Chissà se invece non si tratta dell’ennesimo
capitolo e dell’ennesima giravolta di una macchina promozionale che da oltre
vent’anni raramente sbaglia un colpo.
Sempre in bilico fra contraddizioni e polemiche, fra ambiguità e
provocazioni, fra una maturità umana e artistica ormai raggiunta e
l’affacciarsi di nuovi dubbi, nuove inquietudini, forse di nuovi ideali.

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