mercoledì 23 luglio 2003

MICK JAGGER FA 60 ANNI

Il vero volto del rock? Senz’altro quello irriverente e malandrino di Mick
Jagger. Nonostante Elvis e nonostante i vari padri del rock’n’roll che
c’erano prima di lui e ai quali lui e i suoi Rolling Stones si sono in
qualche modo ispirati. Nonostante Lennon e McCartney che sono stati sin
dall’inizio il loro contraltare «perbene». Nonostante tutti quelli che sono
venuti dopo, nonostante tutto.
Michael Phillip Jagger - questo il suo nome completo - compie sabato la
bell’età di sessant’anni. E può guardare dall’alto in basso gli ultimi
quattro decenni di storia della musica, del costume e della cultura popolare
non soltanto inglesi. Del rock, oltre che uno dei personaggi più importanti
e conosciuti in tutti i continenti, è infatti anche l’inattaccabile simbolo
e l’inarrivabile icona.
Passi che trentotto anni fa la sua «Satisfaction» nasceva come inno del
disagio giovanile, mentre oggi è diventata la sigla di un’industria
plurimiliardaria costretta dalle leggi del business a non fermarsi mai.
Passi che anni di stravizi e trasgressioni ostentate hanno ormai lasciato il
posto a uno stile di vita salutista e morigerato (sfrenata passione per le
giovani fanciulle ovviamente a parte...). Passi che il ragazzaccio di ieri è
diventato il baronetto di oggi.
Dettagli. Dettagli che i giovani di ieri e di oggi dimenticano
ogniqualvolta, nei suoi mille concerti, il nostro comincia a sgambettare e
proporre il campionario di mossette che ne hanno fatto il più grande
sex-symbol della storia del rock, con un suo posto riservato fra i maggiori
seduttori del jet set internazionale.
Il banalissimo segreto della sua incredibile longevità sta nel ripetersi,
nell’andare avanti sempre e comunque, nel non gettare mai la spugna. A costo
di trasformare la trasgressione in intrattenimento, la rabbia in guadagni
stramiliardari, l’innovazione di ieri nel clichè di oggi.
Altra aria, quella che si respirava all’inizio degli anni Cinquanta a
Dartford, sobborgo di Londra, dove sono nati e vivevano sia Jagger che il
suo eterno sodale Keith Richards. Pare si conoscessero già dai tempi delle
scuole elementari. Secondo la leggenda si ritrovano nove anni dopo, sulla
metropolitana londinese. Tornano entrambi a casa: Mick, famiglia di artisti
ma iscritto alla prestigiosa London School of Economics, ha sottobraccio
alcuni dischi di blues americano; Keith, appena espulso dal college, ha la
chitarra in spalla. Scoprono così di aver coltivato la stessa passione per
il blues di Chicago, per Chuck Berry e gli altri artisti neri d’oltreoceano.

Di lì a poco, nell’Inghilterra travolta dall’uragano chiamato Beatles, gli
Stones rappresentarono il rovescio della medaglia nella via verso la
liberazione dal rock’n’roll americano e la creazione di una vera musica
popolare inglese. Andando più a fondo nella ricerca delle radici, fino a
riscoprire il blues e la musica nera americana.
Di suo, Jagger ci ha messo anche una straordinaria capacità di incarnare
l’ebrezza e il mito della trasgressione. Da quarant’anni, nonostante tutto,
lui e gli Stones sono una delle realtà più importanti della storia della
musica perchè, partendo dalle radici afroamericane del rock, hanno saputo
creare un suono riconoscibile, che ha segnato un’epoca e influenzato
migliaia di gruppi. Un merito che rimane loro attaccato, nonostante la parte
più recente della storia somigli sempre più a una scialba routine.
Repertorio e impostazione dei concerti sono da anni sempre uguali: veri e
propri kolossal all’uscita dai quali - passata la comprensibile eccitazione,
soprattutto dei fan e di chi li vede per la prima volta - spesso si viene
colti dalla strana sensazione di aver fatto visita a un museo del rock.
Col passare degli anni - e del fiume di denaro che significa il marchio
Rolling Stones - Jagger ha fatto tesoro degli studi giovanili di economia,
trasformandosi in un accorto business man e amministratore di se stesso. «La
gente - ha detto una volta - pensava che i cantanti rock fossero tutti
completamente stupidi e incapaci di mettere assieme due parole. E rimaneva
di stucco quando scopriva che avevo frequentato l'università, che mi ha dato
un'introduzione a un mondo intellettuale diverso, rispetto alle mie
esperienze di vita suburbana».
L’ex cattivone sabato festeggerà i sessant’anni a Praga, dove domenica è in
programma una tappa del tour mondiale degli Stones. E l'ex presidente della
Repubblica ceca, Vaclav Havel, gli ha preparato un regalo («si tratta di una
sorpresa...», ha fatto sapere). Suo fratello Chris Jagger, di cinque anni
più giovane, intanto ha dichiarato a un tabloid inglese: «Molte teste vuote
di ricchi si muovono solo fra di loro, questo è veleno, Mick ha la sua
famiglia e i suoi amici che lo criticano anche: io provvedo a che non si
monti la testa». Se non è successo fino ad adesso...

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