giovedì 31 luglio 2003

BEPPE GRILLO AL ROSSETTI

Mascherina bianca, tanica verde sulle spalle con pompetta per le
disinfestazioni, maglietta e jeans blu d’ordinanza, solita criniera leonina.
L’entrata in scena di Beppe Grillo - ieri sera in un Politeama Rossetti
esaurito già in prevendita - è di quelle che lasciano il segno.
Scende subito in platea e sibila: «Disinfettiamo tutto, questo mondo è
atipico, questa regione è atipica...». E vai con il tradizionale tormentone
sul Friuli Venezia Giulia con o senza trattino. «Voi che eravate la culla
della cultura mitteleuropea, voi eravate lo sfogo dell’impero
austroungarico: siete passati da Maria Teresa d’Austria a Dipiazza, che
confonde le Foibe con la Risiera. La vostra sfiga è che l’Italia ha perso la
guerra, ma se vinceva l’Austria eravate a posto...».
Dopo le consuete sottolineature sulle stranezze triestine (il dialetto, gli
accenti, l’uso di certe parole con effetti opposti...), il fustigatore
genovese entra nell’attualità di queste settimane. Si fa portare una copia
del «Piccolo» e spara sul «bucone» di Franzutti: «una galleria di
diciassette chilometri che non serve a nulla, solo a prendere i
finanziamenti che se no andrebbero altrove, magari a Udine...».
Poi finge di annusare il pubblico, punta qualcuno: «Ci siete, voi di Forza
Italia, vi sento, lo so che siete qui perchè volete sapere da me perchè
avete votato per un partito nato anche come effetto dell’inesistenza della
sinistra, ma io non ve lo dico».
Sempre dalla platea fa aprire il sipario. Scena nuda: una sedia, dei
giornali, un bidone con la scritta Esso (più tardi inviterà a boicottare
quella marca di benzina, «sponsor della guerra»), una bottiglia d’acqua e
una gigantografia con Bush che ha alle spalle Cristo. «Ha fatto una guerra
in nome di Dio, ma roba da matti. L’Iraq l’hanno distrutto per poterlo
ricostruire, tanto che su ogni aereo c’era un pilota e un geometra. Clinton,
con la Lewinsky sotto la scrivania, almeno faceva meno danni. E soprattutto
non ha bombardato nessuno». Si rivolge verso l’alto, vede il cielo e le
nuvole affrescate e borbotta: «Ma è il soffitto così o sono io che ho le
allucinazioni?»
Un’altra bordata a Berlusconi, una a Buttiglione e poi è il turno dei mass
media: «Ho visto un’orgia di informazioni inutili, terroristiche». E
l’amplificazione delle notizie sulla Sars: «I milioni di morti per
tubercolosi o per malaria non contano, perchè non hanno la carta di
credito». Grillo cammina, parla, suda, ansima. Ancora Bush, che bombarda per
poter sopravvivere, «altro che democrazia da esportare. I musulmani ci fanno
paura perchè pregano quattro ore al giorno, applicano il Corano, mentre la
nostra fede arriva al massimo all’otto per mille».
Si procede a zigzag, molte gag e battute sono le stesse dell’anno scorso.
Torniamo all’informazione, anzi, alla «vespizzazione dell’informazione». Con
Bruno Vespa che ospita Previti, condannato in primo grado, che dice di
essere perseguitato ed espone documenti processuali senza contraddittorio.
Vespa, che scrive su Panorama, edita per Mondadori e ha una moglie
magistrato - abbassando la voce - «che al ministero della giustizia fa il
lavoro che fu di Falcone».
Il comico è un fiume in piena: «Vi rendete conto che Berlusconi parla di sé
in terza persona? Il caso allora non è più politico, è psichiatrico. Solo
due persone fanno minacce con le videocassette: lui e Bin Laden». Grillo si
accorge nella foga di aver quasi sputato sulla testa di uno spettatore.
Chiede scusa ma non si scompone e gli consiglia: «Fa finta che sia gel».
Non c’è più confine fra bene e male, ammonisce. E annota: «Eravamo abituati
ai politici che diventavano pregiudicati. Ora è il contrario. Oggi la mafia
è corrotta dalla finanza: non sta più a Corleone, ma a Bruxelles, nei
consigli di amministrazione. A Previti hanno chiesto dove aveva messo i
ventuno miliardi, ha risposto: segreto professionale. Riina, che non ha
studiato, altrimenti avrebbe fatto l’avvocato del premier, alle stesse
domande replica: nun mi scassate la minchia...».
Una legnata anche all’Avvocato Agnelli. Il referendum sull’articolo 18. Ed è
il turno della sinistra, che «cerca un leader e l’ultima volta ha proposto
Rutelli, che sa solo ribadire ed è stato scelto con gli stessi criteri
estetici usati da Berlusconi, che è entrato in politica perchè aveva
cinquemila miliardi di debiti». Non ci serve un leader, dice Grillo, ci
servono «due righe, due regole, un modo diverso di pensare la politica». E
sotto con gli esempi dei pannelli solari, del petrolio e dell’auto a
idrogeno, dell’acqua che sarà il problema del futuro, dei rifiuti e delle
fibre ottiche che sono già vecchie... «La politica - dice - è mettere un
paletto alle tecnologie, è sceglierne una e basta».
A Trieste, solito e annunciato e meritato trionfo di pubblico. Un pubblico
che va a vedere Beppe Grillo come una volta si andava a un comizio: per
credere ancora possibile un mondo migliore.

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