giovedì 31 luglio 2003

VELTRONI, IL DISCO DEL MONDO

Luca Flores era un pianista jazz, nato a Palermo il 20 ottobre del 1956 e
morto suicida nel 1995. Walter Veltroni lo ha scoperto per caso, due anni
fa, ascoltando un suo disco che qualcuno gli aveva regalato. Da quel momento
«mi assalì una strana malinconia - racconta il sindaco di Roma, già
vicepremier e ministro dei beni culturali con Prodi, già parlamentare e
segretario dei Ds, già direttore dell’Unità, ma sempre e comunque grande
appassionato di cinema e musica -, un improvviso e spropositato dolore. Mi
sembrò che quella musica mi facesse volare in una notte metropolitana
piovosa...».
Veltroni non sapeva chi fosse, Luca Flores. S’informò e scoprì che quella
musica che tanto lo aveva emozionato era stata incisa nella primavera del
’95, dieci giorni prima che l’artista si togliesse la vita. Allora capì il
dolore, lo struggimento, la malinconia, addirittura lo strazio di quella
musica. «Da quella sera - confessa - ho cercato di sapere e conoscere il
maggior numero di cose su di lui, sulla sua vita, sulla sua musica. Cercare
di capirlo mi sembrò un dovere. Quel dolore chiedeva aiuto, anche postumo».
Il risultato di questo lavoro è un libro, «Il disco del mondo - Vita breve
di Luca Flores, musicista» (pagg.118, euro 16), che esce oggi per Rizzoli -
e viene presentato alla Fiera del Libro di Torino - con allegato il filmato
in dvd che lo stesso Veltroni ha realizzato assieme a Roberto Malfatto, con
la musica e le testimonianze degli amici e dei parenti di «un amico che non
ho mai conosciuto - scrive l’autore - e che ora non c’è più».
Luca era figlio di un geologo impegnato nelle ricerche petrolifere in giro
per il mondo. Per questo i suoi due fratelli maggiori, Heidi e Paolo, erano
nati a Cuba. Per questo trascorse otto anni della sua infanzia in Mozambico.
Dove in un incidente stradale - un incidente del quale Luca si sentiva in
qualche modo colpevole - morì sua madre.
Stavano andando in Sud Africa dal dentista per lui: dunque quello che è
successo è colpa mia, pensa il bambino. Che non riesce a togliersi dalla
testa il ricordo dell’ultima sera prima della tragedia: la mamma che dà il
bacio della buona notte alla sorella, ma non a lui, forse per punirlo di
qualcosa, forse perchè era stato cattivo, forse perchè...
La musica era la sua passione sin da bambino. Non si stancava mai di
ascoltare un vecchio disco che aveva un cerchio sulla copertina: erano le
«Quattro stagioni» di Vivaldi, ma lui lo chiamava «il disco del mondo».
Tornato in Italia, dopo il diploma a pieni voti al Conservatorio di Firenze,
Luca si dedica al jazz e ben presto si impone sulla scena italiana,
collaborando anche con grandi nomi internazionali del genere afroamericano.
Ha l’occasione di suonare fra gli altri con Chet Baker e Dave Holland.
Sembra un giovane uomo di successo, stimato nella professione e amato dalle
donne. Solo gli amici più intimi ne conoscono la personalità complessa ed
estremamente sensibile. E il peso di quella tragedia infantile di cui il
giovane Luca non ha mai smesso di sentirsi in qualche modo responsabile.
A trentotto anni e mezzo, in un giorno di primavera, Luca Flores sale su una
scala a pioli e si impicca. «Non ha lasciato una riga - scrive Veltroni - ma
ha lasciato la sua musica, che era la sua vita. La sua musica meravigliosa,
la sua storia tenera e malinconica, dura e poetica. È stato sole e luna,
giorno e notte. Come la vita. Come il mondo che sognava, sentendo
Vivaldi...».

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