È stata l’edizione più volgare, più brutta, più inutile. Il regno del
cattivo gusto, dell’ignoranza, delle urla beduine, delle scorregge, dei
ragazzotti e delle fanciulle drammaticamente senz’arte né parte,
nullapensanti e nullafacenti, disposti a qualunque nefandezza pur di
ottenere uno strapuntino nel dorato (?) mondo della televisione e dello
spettacolo. Sapendo che all’uscita dalla cosiddetta casa, se va male si
campa allegramente per un paio d’anni fra comparsate in tivù e ospitate
nelle discoteche, e se va bene si può ambire anche a qualcosa di più. Com’è
successo a Taricone, a Marina La Rosa, a Filippo Nardi...
Quattro anni e tre mesi dopo il debutto, per il quale si spesero fiumi di
inchiostro, il Grande Fratello si conferma uno degli episodi culturalmente -
e forse eticamente - più bassi della storia della televisione. Trash allo
stato puro (altro che l’astuta Lecciso...), che purtroppo ha fatto scuola,
visto che Rai-Mediaset si è «grandefratellizzata». Fra isole dei famosi,
fattorie, campioni e «music farm», quella che si è ormai affermata è la
sindrome del buco della serratura coniugata al quarto d’ora di celebrità che
Andy Warhol garantiva a tutti. Soprattutto a chi si trova a stazionare - in
questo caso per giornate intere - dinanzi a una telecamera.
Ma nella triste Italia berlusconiana del 2004, terra di furbi e mezze
calzette, di dittatura televisiva e degradate periferie urbane, vale sempre
più il detto di quel tale che avvertiva: una volta toccato il fondo, a volte
si risale, ma può capitare anche di dover scavare... Come spiegare,
altrimenti, i personaggi e le scene di questa edizione? Ne basti una. Quando
gli organizzatori decidono di squalificare seduta stante un poveretto che
fino a quel momento aveva brillato soprattutto per le ripetute e disinvolte
flatulenze, perchè aveva pensato bene di infiorettare il suo pensiero
debolissimo con un bel bestemmione in diretta televisiva, nella casa si sono
scatenate scene accettabili solo da parte di chi ha perso un figlio in
guerra: lacrime, singhiozzi, dolore, incredulità, implorazioni a
ripensarci...
Che dire? Forse, al di là delle battute sulle braccia rubate
all’agricoltura, certuni dovrebbero per davvero esser mandati a lavorare nei
campi, o in miniera, o dovunque la realtà non sia quella televisiva.
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