martedì 28 dicembre 2004

ALESSANDRO SIMONETTO

Quando aveva quindici anni, dunque nel ’78, Alessandro Simonetto studiava violino e pianoforte al Conservatorio Tartini. Ma lo videro suonare con Angelo Baiguera - oggi portavoce di Riccardo Illy, allora giocatore di basket con la passione per la musica - nel programma di Tele4 «Il Pinguino», condotto da Marco Luchetta. «Applicando una regola vecchia di chissà quanti anni - ricorda Simonetto, che stasera alle 21 suona al Politeama Rossetti -, secondo la quale chi studia non può andare a suonare in giro, tantomeno musica leggera e tantomeno in tivù, prima mi sospesero e poi mi radiarono dal Conservatorio...».
Quell’episodio, lungi dal tagliare le gambe al ragazzo, gli diede la spinta necessaria per impegnarsi ancor più nel mondo delle sette note. In quel periodo, con una preparazione musicale appena accennata, quel che più colpiva in lui era l’innata musicalità: qualsiasi strumento prendesse in mano, dopo pochi minuti sapeva trarne una melodia, un riff, una scala...
«Fu la mia fortuna - dice Simonetto - quando nel ’90 mi trasferii a Milano. Andai a lavorare nello studio di Lucio Fabbri, violinista e produttore, da dove passavano a registrare tutti i grandi della musica italiana. Serviva un violino, un sax, una chitarra, un mandolino, una fisarmonica, una tastiera...? Io ero sempre pronto...».
Per il musicista triestino comincia così una carriera che lo porta a collaborare fra gli altri con Fabrizio De Andrè (suonava il violino nell’unico video dell’artista genovese, «La domenica delle salme»), con Ornella Vanoni, Massimo Ranieri, Pierangelo Bertoli (che accompagnò sul palco di Sanremo nel ’92, suonando la fisarmonica nel brano «Italia d’oro»), Francesco Guccini, Ron, Fiorella Mannoia, Paolo Rossi, Giorgio Conte, Shel Shapiro, Cristiano De Andrè, Grazia Di Michele, Vinicio Capossela, Massimo Bubola, Mango, Teresa De Sio, Ricky Gianco... Con alcuni in sala d’incisione, con altri anche in tournée. Aggiungiamo il suo zampino in alcune colonne sonore («Puerto Escondido» di Gabriele Salvatores, ma anche Marco Ferreri e Maurizio Nichetti...), e avremo la cifra di anni di lavoro piuttosto intensi.
Da alcuni anni Simonetto è tornato a vivere a Trieste. Prima per motivi familiari, poi per una scelta di vita. Ha fondato un’associazione culturale per la divulgazione musicale, l’ha chiamata «Semplicemente», ha in testa vari progetti.
Intanto questi concerti, promossi dall’assessorato regionale alla cultura. Dopo quelli a Gorizia e Tarcento, stasera suona al Rossetti, nella sua Trieste. Musica tzigana, tango argentino, flamenco, suoni balcanici. Cucinati con il triestino Roberto Daris, il goriziano Giorgio Marega, i vicentini Hotel Rif, Patrizia Laquidara (vista anni fa a un Sanremo Giovani), il gruppo Por Los Caminos Flamencos, gli udinesi Inquilini del Mondo...
«La scena nazionale in questo momento non mi manca - sottolinea Alessandro Simonetto -, sono rimasto abbastanza deluso. Da che cosa? Da tutto: i personaggi, il sistema, il mondo stesso della musica italiana, che sembra mosso soltanto dagli interessi economici...».

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