giovedì 2 dicembre 2004

RAF STASERA A PORDENONE

Era il 1984, quando uscì «Self control». Per Raffaele Riefoli, in arte Raf, pugliese di un paese in provincia di Foggia, classe 1959, fu il primo di una lunga serie di successi. Si trattava di un brano dance, inciso per un'etichetta francese, che a sorpresa raggiunse i vertici delle classifiche di mezzo mondo, Stati Uniti compresi, dove la versione di Laura Branigan (quella che aveva sbancato anche con «Gloria», di Umberto Tozzi) arrivò al primo posto della hit parade di Billboard.
Sono passati vent’anni, e Raf - il cui tour fa tappa stasera alle 21 al palasport di Pordenone - è oggi uno degli artisti più stimati della musica pop italiana. Una credibilità confermata dal successo del suo ultimo album, intitolato «Ouch», e dall’interesse suscitato dalla sua prima autobiografia ufficiale, «Cosa resterà» (Mondadori).
Nella quale l’artista pugliese prende nettamente posizione contro la televisione che «ci offre solo "certe" verità, quelle che fanno comodo. Le notizie sono sempre più spesso "velate", pochi raccontano la verità, che va cercata sempre con la propria testa. Però io vedo anche che moltissimi giovani sono distratti, dedicano poco tempo e attenzione a interrogarsi su temi politici. E poi non mi piace la strumentalizzazione politica delle notizie, il costante revisionismo storico, l'equiparare fatti storici lontanissimi per dare legittimazione alle scelte politiche».
Si diceva delle origini pugliesi di Raf. Ma va subito aggiunto che l’artista è cresciuto nell’ambiente musicale fiorentino, nel quale ha debuttato giovanissimo collaborando alla vivacissima scena new wave. Il salto successivo, all'inizio degli anni Ottanta, lo porta a Londra, dove vive e suona per un periodo, alla fine del quale arriva quel singolo - «Self control» - che lo porta dritto dritto al successo italiano e internazionale. Alimentato, nello stesso periodo, da altri due singoli: «Change your mind» e «Hard».
Nell’87 Raf scrive «Si può dare di più», la canzone con cui Morandi, Ruggeri e Tozzi vincono Sanremo. E sempre con Umberto Tozzi, poco dopo, scrive e interpreta «Gente di mare», altro successo di livello europeo. Seguono «Inevitabile follia» (Sanremo ’88, stavolta in prima persona), «Cosa resterà degli anni Ottanta», «Ti pretendo» (vittoria al Festivalbar dell’89)... Brani con i quali l’artista dimostra di saper coniugare perfettamente la tradizione della canzone d'autore italiana con le sonorità più attuali e sofisticate della scena pop internazionale.
Negli anni Novanta, attraverso canzoni come «Oggi un dio non ho» e «Il battito animale», e album come «Manifesto» e «La prova», Raf porta avanti un’ulteriore evoluzione verso suoni e ritmi rock, pur mantenendosi nel territorio proprio delle strutture e delle melodie pop.
Il concerto che arriva oggi in regione fa parte di «Venti anni di canzoni in tour», che dopo un breve assaggio estivo, ha da poco debuttato nei teatri e nei palasport. Uno spettacolo che ripercorre due decenni di carriera - attraverso successi che hanno fatto la storia della musica italiana di questo periodo - e nel quale Raf è affiancato sul palco da una band formata da Alfredo Golino (batteria), Simone Papi (tastiere), Massimo Ghidelli e Giorgio Baldi (chitarre), Cesare Chiodo (basso).

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