Bambine di sette-otto anni al primo concerto della vita, felici ma anche un po’ intimorite, con l’emozione negli occhi per quell’idolo che almeno per una sera è così vicino. E canzoni intere cantate in coro, scritte vergate su artigianali cartelloni («6 grande...»), videotelefonini funzionanti a pieno regime, un’atmosfera da «festa di fine anno nella palestra della scuola».
Anche questo è il concerto di Nek, visto l’altra sera in un Politeama Rossetti affollatissimo soprattutto di bambini e giovanissimi. Sì, la presenza fra il pubblico di mini-fan in età da elementari (altro che cantante per teen-ager...) è quel che resta maggiormente impresso a fine serata. E ciò senza nulla togliere alla bravura della popstar di Sassuolo e della band che lo affianca. I cantanti amati dai giovanissimi sono sempre esistiti, ma una volta, non troppo tempo fa, la stagione del primo concerto fioriva verso i 14-15 anni. Ora arriva molto prima.
Lui, Filippo Neviani in arte Nek, bello quanto basta per far sognare mamme e figlie (sì, perchè ci sono anche certe madri, che meriterebbero un discorso a parte...), ci mette del suo per trasformare lo spettacolo in un’entusiasmante bolgia. Dopo appena tre canzoni («Dimmi cos’è», «Le cose da difendere» e «Sul treno»), butta lì con aria indifferente: «A me piacerebbe vedere il teatro tutto in piedi...».
È un attimo. Per la gioia soprattutto di chi ha sborsato una trentina abbondante di euro (comprensiva dei famigerati diritti di prevendita) pur di assicurarsi i posti migliori, la zona a ridosso del palcoscenico si trasforma in un bollente catino: tutti in piedi come ha chiesto «Lui», a cantare e ballare e battere le mani...
Le canzoni più applaudite sono «Almeno stavolta» (e ai bimbi poco importa che somigli un sacco a «Still waiting», dei canadesi Sum 41...), «Ci sei tu», «Parliamo al singolare», «Sei grande»... Un urlo particolare arriva con «Fatti amare», non tanto per la canzone, quanto perchè è lì che il «ragazzuòlo» si toglie il giubbino di pelle, rimane in t-shirt attillata con tatuaggi in bella mostra, e accenna pure qualche gesto allusivo.
Nella serata non può mancare il brano da cui tutta la storia di Nek è cominciata, a un Sanremo Giovani del ’93: «In te», quello delle «mani cucciole», al tempo criticata da molti perchè letta in chiave antiabortista. E nel finale ovviamente arriva anche il turno di «Laura non c’è», ovvero il brano che ha trasformato Nek da cantante di successo solo nazionale in popstar di livello internazionale. «Se io non avessi te», «L’anno zero» (che dà il titolo all’ultimo disco, raccolta di successi più inediti) e «Se una regola c’è» completano la scaletta, prima del rituale dei bis: «Tutto di te», «Sei solo tu», di nuovo «Almeno stavolta»...
Insomma, alla prova dal vivo la ricetta dimostra di funzionare ancora perfettamente. Melodie orecchiabili, pop-rock ben cantato e ben suonato, testi vicini alle corde dei giovanissimi. E senza dimenticare il retaggio di quella certa passionaccia - di Nek da ragazzo - per i Police e soprattutto per Sting.
A Trieste, come detto, successo trionfale. E poi presto, tutti a casa, che domattina c’è da andare a scuola...
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