VASCO!
Un nuovo album, intitolato «Buoni o cattivi», che esce venerdì. Un nuovo megatour, che debutta il 5 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, e che farà tappa il 17 giugno allo Stadio Friuli di Udine (e il 24 a quello di Verona). Vasco Rossi ritorna e lo fa alla sua maniera. Non le manda a dire. Non si tira indietro nella critica a «una società che guarda sempre di più all'apparire e meno alla sostanza e nella quale le libertà individuali e i diritti umani vengono schiacciati dagli imperativi categorici della ragion di stato».
Dodici canzoni nuove, in bilico fra espressione di forza e ammissione di fragilità. «Si può spegnere ogni tanto il pensiero - canta il rocker di Zocca nel brano che apre e dà il titolo al cd, che arriva a tre anni da ”Stupido Hotel” e a uno e mezzo dalla raccolta ”Tracks” - smettere almeno di crederci per davvero, e non essere più schiavi per lo meno di un'idea come di un'altra, di un mistero...».
Venticinque anni di carriera e venti di successo non hanno fiaccato la voglia di ribellione. «Come stai, ti distingui dal luogo comune - canta in ”Come stai” - ti piace vivere come sei e vuoi rispondere solo a te. Come stai, ti distingui dall'uomo comune, ti piace vivere come vuoi e rispondi solo a te. Tu non li capisci ma tutti lo sai hanno messo la testa a posto...».
Poche certezze, nella filosofia del Vasco, tanti dubbi e altrettante insofferenze: «Hai mai dei guai per quello che sei - canta in ”Hai mai” - hai mai dei guai per quello che fai. Tu non puoi distrarti solo quando vuoi tu. Io non mi accontento io voglio di più. E chi dice che è facile, guarda qui, un uomo è così. Se fosse così semplice non sarei ancora qui. Io non mi voglio arrendere...». Un altro brano, «Non basta niente»: «Ogni tanto guardo intorno a me, a quello che c'è, se poi davvero è proprio tutto così, se è tutto qui...».
Sopravvive il Vasco ironico. «Ho allacciato con te - canta in ”Dimenticarsi” - ho allacciato un discorso. Sono cambiato per te e ora sono diverso. Ho passato con te, ho passato un inferno...». Quello disilluso, quasi disperato: «Non ho tempo oramai per fare tutti quei discorsi - confessa in ”Cosa vuoi da me” - Sono talmente disperato che spero che il cielo tramonti...». Ma anche quello autoironico: «Ma sì che sono io, e l'anima la vedi, oggi mi sento un dio, domani non sto in piedi. Dammi una mano senorita e mettila qua...» («Senorita»).
Ma il manifesto è in «Un senso», appena sentito nella colonna sonora del film di Castellitto «Non ti muovere»: «Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha. Voglio trovare un senso a questa condizione, anche se questa condizione un senso non ce l'ha. Voglio trovare un senso a tante cose, anche se tante cose un senso non ce l'ha...».
Fra gli altri brani, la ballata «Anymore» e l’energica «Rock’n’roll show». In un disco registrato tra Bologna e Los Angeles, presentato ieri al Gruppo Abele di Torino. Dove Don Ciotti lo ha definito «uomo dell’incontro». E dove lui ha detto: «Ho ascoltato i cantautori ma poi ho rotto con gli schemi tradizionali, mi sono creato uno stile mio. Parlo di rabbie, frustrazioni, trasmetto le emozioni che sento. Mi esprimo per sensazioni, mi piace svelare le bugie, le ipocrisie che abbiamo tutti».
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