domenica 7 marzo 2004

Piacerà a Berlusconi...

Piacerà a Berlusconi, questo 54.mo Festival di Sanremo che comincia stasera.
Non solo e non tanto perchè è affidato alle cure di Tony Renis, suo amicone
dai tempi in cui, nella Milano degli anni Sessanta, il presidente del
Consiglio era solo un cantante dilettante mentre l’attuale direttore
artistico del Festival era già un numero uno del mondo delle sette note. Gli
piacerà anche perchè somiglia un po’ al suo governo. Di più: alla sua
filosofia di vita, cresciuta a base di grandi sorrisi e pacche sulle spalle.
Si è sempre detto che Sanremo è un po’ lo specchio del Paese. Ciò valeva
negli anni Cinquanta, ma ha mantenuto una certa qual dose di verità sempre,
che in tolda ci fossero Ravera o Baudo, Fazio o la Carrà. L’assunto vale
anche oggi, nell’Italia berlusconiana, con un governo allegramente infarcito
di dilettanti allo sbaraglio (con risultati sotto gli occhi di tutti quelli
che abbian voglia di vederli...) e un palco dell’Ariston coraggiosamente
regalato a «mostri sacri della canzone» come Andrè, Stefano Picchi, Linda,
Mario Rosini, Veruska, Danny Losito, Simone...
L’accoppiata Tony Renis-Simona Ventura propone dal canto suo il confronto
fra due modi di intendere lo spettacolo televisivo: quello tradizionale,
altisonante, sopra le righe, quasi hollywoodiano del primo, e quello veloce,
moderno, fresco, autoironico della seconda e soprattutto della di lei banda.
A ben guardare, si tratta anche delle due anime della televisione
berlusconiana, pubblica o privata che sia. Anni e anni della quale hanno
mandato all’ammasso una parte dei cervelli del Paese.
Almeno su una cosa, Renis e la Ventura sono d’accordo: il 54.o Festival sarà
un «reality music show». Lo hanno ripetuto entrambi, separatamente, nelle
separate conferenze stampa che hanno tenuto prima di quella, necessariamente
congiunta, svoltasi ieri.
Un «reality show» applicato alla canzonetta, dunque. Nel senso che la grande
peste abbattutasi nelle ultime stagioni sulla televisione italiana - e non
solo italiana -, con il risultato di imbarbarirne ulteriormente i contenuti,
tenterà di applicare anche a Sanremo un altro vecchio assunto: piazza uno
sconosciuto davanti a una telecamera, e poi di nuovo, e poi di nuovo ancora,
e dopo un po’ di tempo quello che era uno sconosciuto è diventato una mezza
star.
È la speranza che anima Renis, chiacchieratissimo direttore artistico, che
ai soliti problemi dei suoi predecessori se n’è visto aggiunto un altro, non
da poco: il boicottaggio della Fimi, l’organismo che raggruppa le case
discografiche più importanti. La scelta di puntare sui giovani (con qualche
eccezione, come vedremo) e su nomi talmente nuovi, da risultare in certi
casi sconosciuti ai più, è dunque una scelta praticamente obbligata. Con la
speranza di pescare qualche canzone che non venga subito dimenticata.
Di suo, l’amico di Berlusconi (l’estate scorsa gli ha persino organizzato un
recital di Bocelli in una delle ville sarde del premier, in occasione della
visita di Putin), nonchè almeno buon conoscente di Joe Adonis e di tanti
altri personaggi della mafia italoamericana, ci ha messo due cose. Primo:
affidarsi all’esperienza di Mogol, che ha spalancato le porte del suo Centro
musicale umbro alle fasi preliminari del Festival. Secondo: visto che
comunque i grandi nomi italiani non li poteva avere, a quel punto ha detto
no anche a quei personaggi pur importanti di certa canzone italiana (da Al
Bano a Reitano, dai Matia Bazar ai vari Pupo...), che però odorano di
vecchio e hanno il tirto di spuntar fuori solo quando c’è il Festival.
Largo ai giovani, dunque, alcuni dei quali - come quelli citati - in altre
edizioni avrebbero potuto trovare al massimo posto fra le Nuove Proposte che
sono state abolite. E ad alcuni personaggi minori che comunque fanno
dignitosamente parte del sottobosco della nuova musica italiana: da Neffa a
Pacifico, da Omar Pedrini (già con i Timoria) a Mario Venuti, da Daniele
Groff a Bungaro... Aggiungi un grande vecchio come il nazionalpopolare
Adriano Pappalardo, che è dovuto andare sull’«Isola dei famosi» per
riguadagnarsi la luce dei riflettori. Un eterno (e onesto) outsider come
Andrea Mingardi. Un antico campione di vendite come Morris Albert. Un figlio
di papà - e che papà - come Massimo Modugno. Un italiano che impazza in
Sudamerica come Paolo Meneguzzi. Recenti e recentissimi idoli dei
giovanissimi, come Masini (reduce da odiosa emarginazione in quanto presunto
portajella...), Piotta e Dj Francesco. Gli immancabili campioni della dance,
stavolta i Db Boulevard. E il cast è fatto. Sperando nell’effetto «reality
show» di cui si diceva...
Per chi invece spera soltanto che la qualità dello spettacolo televisivo (da
anni di questo si tratta, altro che Festival della canzone italiana...) non
sia infima, bisogna puntare sulla signora Bettarini e sulla sua squadra,
rodata da un paio di oneste edizioni di «Quelli che il calcio». Ci saranno
infatti Gene Gnocchi e Maurizio Crozza, che però ha limitato le sue
presenze, forse quando si è reso conto che il suo Frankie Minchia (mafioso
italoamericano con fattezze e tic che richiamano da vicino il direttore
artistico...) non era molto gradito ai piani alti. E ci sarà anche la brava
Paola Cortellesi.
Tony e Simona, come si è visto nei giorni scorsi, si sopportano a fatica. Ma
devono fare buon viso e andare avanti fino a sabato notte. Il giorno dopo,
mai come quest’anno non ha nessuna importanza chi vince (il televoto, poi,
permette sorprese e manipolazioni a go-go...), si potrebbe scoprire che il
Festival di Sanremo del 2004 non è andato poi tanto male.
Primo, perchè attorno a questa edizione - dopo l’iniziale tiro al piccione
su «Renis amico dei mafiosi» - si è creata una certa qual benevola
curiosità. Secondo, perchè la controprogrammazione Mediaset, mai come in
questo caso, sarà soft, quasi di maniera. E l’impero mediatico del biscione
ha schierato persino l’ammiraglia Panorama a fianco del Festival targato
Renis: due copertine in un mese, salomonicamente divise fra la conduttrice e
il direttore artistico.
Last but not least, come si diceva all’inizio, perchè Sanremo quest’anno
piacerà a Berlusconi. Che forse una telefonatina all’eterno Vespa, cui è
stato affidato un Dopofestival formato «Porta a Porta», può anche darsi che
alla fin fine la faccia...

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