venerdì 27 febbraio 2004

Da anni, la forlives...

Da anni, la forlivese Carla Bissi, in arte Alice, vive buona parte del suo tempo in Friuli. E stasera il suo tour teatrale fa tappa proprio nella sua «regione d’adozione», con un concerto al Teatro Pasolini di Cervignano, che avrà inizio alle 21. Sarà uno spettacolo in buona parte dedicato al nuovo album realizzato dall’interprete di «Per Elisa» (primo posto al Sanremo dell’81), intitolato «Viaggio in Italia» e uscito nell’autunno scorso, a tre anni di distanza dal precedente «Personal juke-box».
Il viaggio in Italia di Alice, citazione di Goethe a parte, è in realtà un percorso emozionale fra alcune canzoni di alcuni dei più grandi autori italiani degli ultimi trenta o quarant’anni: da Fabrizio De André («Un blasfemo») a Ivano Fossati («Lindbergh» e «La bellezza stravagante», scritta apposta per lei ma già uscita in un suo disco), da Giorgio Gaber (la recente «Non insegnate ai bambini») a Francesco De Gregori («Atlantide»), da Francesco Guccini («Auschwitz») a Franco Battiato, fino alla coppia Lucio Battisti-Pasquale Panella («Cosa succederà alla ragazza»). Toccando anche i versi del friulano di Casarsa Pier Paolo Pasolini: «Febbraio» e «Al principe», musicati da Mino De Martino (ex Giganti). E persino del «triestino» James Joyce: «Golden hair», tratta da una poesia dello scrittore irlandese resa a suo tempo «psichedelica» da Syd Barrett. In inglese c’è anche «Islands», versi di Pete Sinfield, magica epopea dei King Crimson di Robert Fripp.
«All’inizio - ha spiegato Alice - volevamo fare un disco composto esclusivamente da canzoni tratte o ispirate da testi poetici, da brani letterari. Con il mio produttore Francesco Messina cercavamo scritti che mettessero in evidenza il valore essenziale della parole. Poi man mano il progetto è cambiato, e abbiamo deciso di concentrarci quasi esclusivamente sulla canzone d’autore italiana».
Ancora Alice: «Ho cercato la poesia nelle parole. Anche quando ascolto un disco, prima devo sentirlo così com’è, aspettando le emozioni che mi provoca. Poi cerco il significato delle parole. E queste canzoni sono quelle che meglio rappresentano, secondo me, la grande canzone italiana degli ultimi quarant’anni».
«L’idea da cui sono partita è che non dovevo emergere io, ma la canzone. Siamo partiti dalla voce, poi abbiamo lavorato sugli arrangiamenti. Ho cantato mettendomi a servizio della canzone, mi sono posta in modo diverso, cercando di entrare nello spirito della canzone stessa».

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