venerdì 13 febbraio 2004

Quindici musicisti, ...

Quindici musicisti, undici paesi, tre continenti, otto lingue. È l’Orchestra di Piazza Vittorio, che stasera alle 21 suona al Teatro Miela, a Trieste, nell’ambito della rassegna «S/paesati». La dirige Mario Tronco, pianista e tastierista degli Avion Travel, che da un anno e mezzo si è buttato anima e corpo in questo nuovo progetto.
«Tutto è cominciato - spiega Tronco - quando mi sono trasferito in piazza Vittorio, nel rione Esquilino, che è il rione di Roma che ha il maggior numero di extracomunitari residenti. Lì ho scoperto che molte di queste persone suonavano qualche strumento. Con gli amici di Apollo 11, un’associazione di quartiere nata originariamente per salvare il vecchio Cinema Apollo che rischiava di diventare una sala bingo, pensavamo in un primo tempo a un censimento. Ma era una cosa difficile, e forse lo dovrebbe fare il Comune, e allora abbiamo pensato a un’orchestra».
«L’idea - prosegue Mario Tronco, che nell’orchestra ha tenuto per sé direzione e arrangiamenti - è stata accolta con un certo entusiasmo. Abbiamo debuttato nel novembre del 2002 al RomaEuropa Festival, riscuotendo interesse e successo. L’estate scorsa abbiamo fatto quaranta concerti, che è decisamente tanto, non avendo un disco o una promozione di una casa discografica. Il disco comunque è in arrivo: esce ad aprile. Mischierà musiche originali e brani delle tradizione popolare dei paesi dei vari componenti dell’orchestra, che via via si fondono. Lo stesso repertorio dei nostri concerti...».
La formazione merita di essere presentata: Houcine Ataa (Tunisia, voce), Rahis Bahrti/Amrit Hussain (India, tabla), Mohammed Bilal (India, armonium, castagnette, voce), Peppe D’Argenzio (Italia, sax), Omar Lopez Valle (Cuba, tromba), John Maida (Stati Uniti, violino), Abdel Majid Karam (Marocco, violino Andaluso, gambrì), Gaia Orsoni (Italia, viola), Carlos Paz (Ecuador, flauto andino, chitarra, voce), Pino Pecorelli (Italia, contrabasso), Eszter Nagypal (Ungheria, violoncello), Raul Scebba (Argentina, percussioni), Marian Serban (Romania, cymbalon), El Hadji Yeri Samb (Senegal, percussioni), Ziad Trabelsi (Tunisia, oud, voce).
«I cortili sono sempre stati una mia passione - racconta ancora Tronco - il rumore dei piatti all'ora di cena, le risate dei bambini, i pianti dei neonati, i desolanti colpi di tosse dei vecchi, le irriverenti radio delle ragazzine, e per fortuna a volte anche il silenzio... Ma c'è una cosa che rende unico, almeno per Roma, il suono del mio cortile. L'Esquilino è forse l'unico quartiere della città dove gli italiani sono minoranza etnica, tutto il mondo attraversa e vive la piazza. L'unicità del suono del mio cortile è la sua lingua. Dalla voglia di riprodurre in forma di concerto questo suono è nata l'idea di un’orchestra multiculturale».
Musicisti come testimonianza di musiche, culture e religioni diverse. Musica come strumento di integrazione. In un quartiere di immigrati. A Roma. Per un esempio da seguire.

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