giovedì 12 febbraio 2004

Lui si chiama France...

Lui si chiama Francesco Di Gesù, ha trentacinque anni, è nato a Torino ma è cresciuto fra Caserta e Città di Castello e da qualche anno vive a Cremona. Per tutti è Frankie Hi-Nrg Mc, laddove Hi sta per alta (high), Nrg significa energia (energy), mentre Mc è la sigla che identifica i «parolieri» del rap. Con «Ero un autarchico», il disco pubblicato nell’ottobre scorso, che sta portando in giro nel tour che domani alle 21 fa tappa a Pordenone, al Deposito Giordani, ha rotto un silenzio discografico che durava da sei anni. «La morte dei miracoli», il suo secondo album, era infatti uscito nel ’97, vendendo oltre 150 mila copie.
«Il disco - spiega Frankie - è nato nell’ultimo anno e mezzo, ma raccoglie esperienze fatte in un periodo più lungo. È un lavoro che si avvicina di più al mio primo album (”Verba manent”, pubblicato nel ’92, dopo il debutto avvenuto l’anno precedente con il singolo ”Fight da Faida” - ndr), che al secondo, caratterizzato da una certa pesantezza che credo di essermi lasciato alle spalle».
«Una pesantezza, una negatività personale che riflettevano analoghe situazioni sociali. Io scrivo più volentieri quando sono di buon umore, non credo tanto allo stereotipo dell’artista che dà il meglio quando soffre, quando si macera. Una certa leggerezza d’animo mi permette anche di avere quello sguardo ironico-sarcastico che è la chiave di lettura che preferisco, quando faccio musica».
«Perchè autarchico? Attraverso la citazione del vecchio film di Nanni Moretti ho espresso quella che per me è una vera e propria esigenza di vita: poter cioè interpretare le cose che accadono, che vedo, che penso, un po’ come voglio io...».
Tre dischi in dodici anni di carriera possono sembrar pochi. Ma in questo periodo Frankie Hi-Nrg Mc ha fatto un sacco di cose. Autore, produttore, persino regista di video per gente come Elisa, Tiromancino, Pacifico, Franco Califano, Banda Osiris, Flaminio Maphia... Aggiungi alla lista le ormai «antiche» collaborazioni con Vittorio Gassman (colonna sonora dello spettacolo «Camper», nel ’93) e Michael Brecker («La cattura», nel ’95), e hai la percezione del ruolo di questo artista nel panorama musicale italiano.
«Il problema - prosegue Frankie - è che l’industria discografica tende ormai sempre più ad abbandonare i progetti di qualità, che stentano dunque a trovare una propria collocazione. Si sceglie in virtù di non so quale saggezza e spesso di scelgono, promuovendole e pubblicandole, cose brutte. Perchè è vero che a volte i prodotti di scarsa qualità vendono, ma è anche vero che sempre più spesso certe cose, oltre a esser brutte, non riescono nemmeno a vendere. Si va a mode, quella delle boy band, quella dell’artista dance di un certo tipo... Non c’è più la libertà di sperimentare».
«L’hip hop italiano? Esiste, ci sono realtà nuove che prima o poi emergeranno, come i friulani Amari: originali, pieni di idee... Sanremo? Non ci andrei mai perchè non sopporto che la mia musica sia in competizione. Ma sono contento che quest’anno ci siano i miei amici Pacifico e Paola Cortellesi. Il Festival - conclude - rimane un’opportunità per farsi conoscere da milioni di persone. E grazie al boicottaggio della Fimi, quest’anno tale opportunità verrà data ad alcuni nomi giovani o comunque fuori dal solito giro...».

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